Semi di ottimismo. «Pur nella grave prova che ancora ci attanaglia, sono reali i piccoli, primi germi di speranza che ci fanno pensare alla possibile uscita dalla lunga crisi». È uno dei passaggi centrali dell'omelia del cardinale Angelo Scola, pronunciata in Duomo durante la Messa della domenica delle Palme. Segnali positivi da cogliere, anche se indubbiamente la situazione è ancora molto difficile. «Guardando ai dolorosi conflitti e alle troppe forme di violenza ancor oggi diffuse il nostro cuore è preso da sgomento - osserva l'arcivescovo -. E tuttavia non perdiamo la speranza».
Guardare al seme e non alla zizzania, è uno dei messaggi centrali della predicazione del cardinale Scola. E tra il buon seme che ha la meglio sulle erbacce che lo vogliono soffocare, c'è la variopinta moltitudine di genti che si sono riunite in Duomo per la processione e la Messa. Artefici del «futuro» e della «nuova fisinomia» di Milano, li ha definiti il cardinale. Con le palme e gli ulivi in mano in strada, poi in cattedrale per la Messa: le offerte all'altare sono state portate da due bambine italo-giapponesi, figlie di una coppia mista, vestite negli sgargianti costumi tradizionali del Giappone. «Siamo convenuti qui in Duomo, provenienti dalle molte nazioni che abitano la metropoli milanese e ne stanno costruendo il futuro e la nuova fisionomia» le parole del cardinale.
La domenica delle Palme, che apre la Settimana Santa, ricorda l'ingresso di Gesù a Gerusalemme a cavallo di un asinello, mentre la gente osannante gli stendeva proprio rami di palma. Ciò che è stato ripetuto durante la processione intorno al Duomo. E che accadeva poco prima della sua morte in croce. L'arcivescovo ha spiegato il senso della liturgia e il connubio di gloria e dolore: «Le palme sono simbolo di vittoria e la Passione del Signore è l'alta espressione del patire ogni sofferenza fino all'estrema umiliazione della morte. Nel drammatico contrasto tra questi due termini è racchiuso il senso della regalità di Gesù. Gesù è re perché tiene insieme ciò che appare inconciliabile: vittoria e passione».
Il cardinale celebrerà in Duomo le funzioni del Triduo Pasquale. Giovedì santo, alle 17.
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