«L'ospitalità è fondamentale». Il cardinale Angelo Scola lo dice anche con i gesti: ravioli confezionati dai detenuti di Monza, rollè di tacchino e panettone pasticciato per la famiglia musulmana di origine palestinese, madre, padre e sette figli, a pranzo con lui per l'Epifania. L'ospitalità è sacra e praticata fin dall'antichità, ricorda, eppure la situazione è tutt'altro che facile. «Il meticciamento dei popoli in atto in tutto il pianeta ci farà tribolare per almeno 40 o 50 anni», per questo «bisogna «affrontare i problemi con molto realismo, evitando gli estremismi inutili». Dal generale al particolare, ecco le domande sull'ultima polemica, quella sul bando del Comune di Milano per incentivare economicamente l'accoglienza in famiglia dei profughi. «Ho letto qualche titolo e non conosco l'articolazione tecnica del problema» premette l'arcivescovo, ma «è evidente che una situazione che sta diventando strutturale come l'immigrazione, e non è più di pura emergenza, generi conflitti e i conflitti bisogna viverli dall'interno e dall'interno bisogna trovare la strada per capirsi, per vedere chi deve rinunciare a qualcosa». Così «a me non sorprende». E ancora: «Se uno dice che non si dà ai nostri di qui per dare a quelli di fuori dice una cosa giusta. Però bisogna vedere prima se è vero e poi mettersi intorno a un tavolo per trovare una via d'uscita adeguata». Strada non semplice da seguire: «Purtroppo spesso ci smarchiamo gli uni dagli altri e, per affermare il giusto valore di una nazione, della situazione di un popolo, perdiamo il senso dell'appartenenza a una sola famiglia umana». Durante la Messa, Scola ha insistito sul fatto che «la vita buona è merce molto rara, sia sul piano personale che sociale, che va conquistata con impegno» e «deve essere contenuto di educazione civica, di cui nel nostro Paese spesso si sente la mancanza». Il cardinale ha anche lanciato un appello perché Milano «lavori su una democrazia più sostanziale», che non proclami solo diritti ma li realizzi, e ha ricordato la situazione pericolante che vive il mondo attraversato da guerre.
«C'è la necessità di un nuovo ordine mondiale» la diagnosi, anche di fronte «all'affaticamento della nostra Europa». Con l'invito a non essere come «turisti svagati o addirittura vagabondi senza meta, in un mondo vissuto astrattamente come un grande paese dei balocchi». SCot- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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