Scontro Comune-Curia «Chiese per i profughi? Facciamo molto di più»

Battuta «infelice e fuori luogo». Così don Roberto Davanzo, per conto della curia, ma con stile «poco curiale», ha replicato al Comune che chiedeva di aprire «chiese e oratori» ai profughi. Spiegando come nelle chiese i rifugiati possano trovare un tetto ma non certo letti, bagni e mense. Poi don Roberto ha voluto ricordare come l'Arcidiocesi contribuisca all'emergenza assistendo poco meno di 900 persone. Così in serata ha parlato Pisapia: «Ringrazio la Caritas per quanto sta facendo» e retificato Majorino: «Mai fatta quella richiesta».
La polemica era scoppiata due giorni fa quando, sotto l'ondata dei mille arrivati in 48 ore, l'assessore Pierfrancesco Majorino ha tirato per la tonaca il cardinale Angelo Scola, chiedendo di aprire oratori e chiese «Come fanno in Sicilia». Dopo tutto, ha l'assessore, già le moschee di viale Jenner e di Cascina Gobba hanno iniziato ad accogliere i siriani in cerca di un tetto. Come dire: se lo fanno i musulmani...
Il giorno dopo la replica di don Roberto Davanzo, direttore di Caritas Ambrosiana. «La pressione di questi giorni può avere spinto i rappresentanti del Comune a qualche battuta infelice e fuori luogo. Evitiamo polemiche sterili e strumentali sulla pelle dei poveri. Riconosciamo che il Comune non è stato sufficientemente supportato dalle Istituzioni centrali. Tuttavia, la soluzione non può essere quella di aprire le chiese dove avrebbero trovato un tetto. E poi? Bagni, mensa, letti, attrezzature, personale, mediatori culturali, operatori, volontari per gestire la situazione?». E poi giù l'elenco dei posti messi a disposizione dall'Arcidiocesi, partendo dal nuovo centro di Magenta risistemato, a spese della Caritas, nell'ex pensionato Sant'Ambrogio, e in grado di accogliere 100 persone. Mentre a Cesano Maderno don Flavio Riva ha offerto l'ex oratorio femminile e un appartamento, dove ospitare 15, 20 profughi. Come altri posti saranno a brevissimo ricavati nella struttura offerta dalla parrocchia del Santissimo Redentore di Milano. E ancora i 100 posti di casa Suraya, di proprietà delle suore della Riparazione mentre in provincia di Lecco sono stati messi a disposizione per i profughi 37 posti presso un'ex casa per sacerdoti e il centro missionario. Inoltre i volontari Caritas e San Vincenzo fornisco beni e servizi ai 28 profughi collocati dalla Prefettura negli alberghi.
La Caritas ricorda inoltre come da anni stia fornendo assistenza a pakistani, eritrei, somali, afgani, nigeriani, ivoriani, in continuo arrivo in Italia. Tanto per fare due numeri, attraverso la Cooperativa «Farsi Prossimo», vengono gestiti 400 posti nei centri polifunzionali del Comune di Milano, più gli altri 214 del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati costituito dalla rete degli enti locali, in case però, di proprietà della Diocesi.

Messaggio subito recepito dal sindaco Giuliano Pisapia che in serata ha scritto su Facebook «Il mio ringraziamento va ancora una volta alle tante associazioni, alla Curia, alla Caritas e ai singoli cittadini che da mesi si stanno impegnando con con noi per accogliere i rifugiati. Come dire: scusate per la «voce dal sen fuggita» a Majorino che in serata smentisce tutto: «Mai chiesto alla curia di aprire le chiese».

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