Scoppiano i virus dell'estate in 5mila a letto con la febbre

Febbrone, ossa rotte, mal di gola e tosse. Pare influenza ma non lo è. Anche se ne ha tutto l'aspetto. E anche se siamo nel bel mezzo dell'estate, stagione in cui solitamente anche i virus se ne vanno un po' in vacanza.
Secondo Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università di Milano quest'anno invece i germi sono stati favoriti dal clima e si sono fatti sentire eccome. Risultato: secondo una sua stima, in Lombardia sarebbero state colpite circa 10mila persone di cui la metà o poco meno, a Milano e provincia. «Tra le 4 e le cinquemila persona si sono ammalate, il doppio della media stagionale», commenta. Tutti casi dovuti non tanto all'influenza quanto piuttosto a quei germi come l'«adenovirus», il «rinovirus» e il «coronavirus» che «sono sempre presenti durante l'anno ma che acquistano maggiore intensità quando ci sono gli sbalzi termici», spiega il ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell'università degli studi milanese. Quest'estate il passaggio repentino da freddo e caldo hanno dato il via libera e i virus avrebbero colpito di più. All'Asl comunque non segnalano casi particolari né un'affluenza in aumento ai pronto soccorso della città. Niguarda e Sacco non hanno rilevato particolari complicanze. Per fortuna. Perché all'inizio di giugno invece non troppo distante da Milano, a Parma era stato identificato un ceppo di virus influenzale di specie A. Un bambino con infezione dell'apparato respiratorio è stato ricoverato presso reparti pediatrici dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma e lì avevano isolato il virus, tipico della stagione invernale. Tanto che nel laboratorio avevano sottolineato come «il nuovo caso di influenza A, identificato alle porte dell'estate, in netto anticipo sulla stagione epidemica, dimostra come la circolazione di tali virus sia costante anche in periodi lontani dall'epidemia invernale». Il tempo è variabile e «nell'organismo calano le difese immunitarie», spiega ancora Pregliasco. Una situazione che si complica ulteriormente nel passaggio ad esempio dall'aria condizionata alle botte di caldo. Così succede che «nel nostro organismo - chiarisce l'esperto - praticamente c'è un passaggio continuo di muco dagli alveoli polmonari alla trachea. Si chiama “Clearance muco ciliare“. È una sorta di “vernice“ che passa sollevata dalle ciglia che ricoprono tutto l'albero respiratorio». Quando c'è un passaggio brusco dal caldo al freddo o viceversa questo meccanismo costante di onda si blocca. Trachea e bronchi non vengono più bagnati dal muco e diventato facilmente aggredibili dai virus.

«A questo punto - spiega l'esperto - l'organismo aumenta la produzione di muco per difendersi dal virus e cacciarlo fuori. Ma in sofggetti particolarmente deboli l'infiammazione a volte apre invece la strada all'arrivo dei batteri che possono portare a ulteriori complicazioni alle vie respiratorie come bronchiti e polmoniti».

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