Ogni scuola ha la sua regola. Risultato: i divieti anti fumo vengono applicati a macchia di leopardo, un po sì e un po no. E là dove ci sono, nessuno controlla che vengano rispettati. Abbiamo fatto un giro tra le scuole di Milano e provincia e le situazioni sono tra le più varie. Capita anche di veder fumare qualche studente sotto il cartello con la sigaretta barrata di rosso.
Dai Salesiani, i ragazzi dellistituto professionale non possono fumare mentre, qualche aula più in là, quelli dello scientifico hanno carta bianca. Nei licei si può fumare solo sotto il porticato o in cortile, ma solo chiudendo le porte per non far entrare il fumo in corridoio. Le contraddizioni sono parecchie: mentre in numerose scuole ci sono comitati di genitori super attivi che lottano per inasprire i divieti, allo scientifico Severi sono state le stesse mamme a chiedere di lasciar fumare in pace i propri figli. Spiazzando, e non di poco, la preside. A Busto Arsizio non si può accendere la sigaretta al liceo classico Crespi ma regna il far west allartistico Candiani.
Le sanzioni, per chi fuma dove non può, ci sono (50 euro a colpo) ma i presidi le hanno utilizzate con il contagocce. «In otto anni ne avrò date meno di cinque - spiega Maria Rita Donadei, ora dirigente scolastica allo scientifico Bottoni e allipsia Ferrari -. Con gli adolescenti la rigidità non porta mai a buoni risultati». Tre anni fa, la preside del liceo Severi aveva pensato a un divieto totale, poi si è ricreduta ed è andata incontro alle richieste degli studenti (e di qualche genitore): «Siamo arrivati a una sorta di mediazione - spiega Catena Giovanna Moschella - ed ho concesso le sigarette in cortile, ovviamente solo per i maggiorenni. Meglio così anziché vedere gli studenti nascosti in bagno pur di fare due tiri».
Il vizio della nicotina è diffuso soprattutto negli istituti professionali, ma anche nei licei è in crescita. I dati esposti dallIstituto nazionale dei tumori sono allarmanti: fuma il 40 per cento degli adolescenti, vale a dire quasi un ragazzo su due. «Molti di questi sono fumatori occasionali - spiega Elena Munarini, psicologa del centro danni da fumo dellInt - che accendono la sigaretta per atteggiarsi solo una o due volte alla settimana. Ma quel che ci preoccupa è che il 25-27% dei ragazzi comincia a fumare tra i 12 e i 14 anni, alle scuole medie. E ovviamente nessuno di loro decide di smettere durante il liceo».
Gli psicologi hanno parlato con parecchi studenti dellistituto Agnesi, Macchiavelli, dello Zucchi di Monza, e per tutti vale lo stesso discorso: la sigaretta è un modo per sentirsi più grandi, più sicuri ma non si può parlare di una vera e propria dipendenza. Magari la si tiene in mano, accesa, per aiutare la gestualità ma si aspira poco.
A preoccupare i medici sono alcune falle del sistema dei divieti. È vero che allaperto si può fumare, ma farlo sotto porticati e tettoie è «estremamente pericoloso anche per chi non fuma». Lì infatti si concentra unaria altamente nociva che viene smaltita a fatica. A dirlo sono le misurazioni, le ricerche. Ma i risultati sembrano essere ignorati dalla maggior parte degli istituti.
E poi ci sono gli atteggiamenti contraddittori degli adulti: dai prof che strigliano i minorenni che fumano ma poi sfoderano il pacchetto di Marlboro in loro presenza, ai presidi che sullargomento fanno orecchie da mercante.
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