Il presidente della commissione Sicurezza del Comune Mirko Mazzali aggiunge il sale delle parole alla ferita dell'insulto. Chi conosca un po' (o magari un po' meglio) il sindaco Giuliano Pisapia, converrà che raramente lo si è visto come l'altro pomeriggio in piazza Fontana. Sarebbe sbagliato dire soltanto infuriato con quella cinquantina di autonomi del Cantiere che avevano appena sfregiato e lordato la memoria di diciassette morti e ottantotto feriti. Perché il sindaco era tramortito, turbato, ferito nel profondo da un'assoluta mancanza di umanità e di civiltà. Non solo per essersi sentito dare del «fascista», epiteto che probabilmente non avrebbe mai pensato di potersi meritare lui che per Rifondazione comunista (seppur da indipendente) andò perfino in parlamento e che dell'antifascismo ha fatto una ragione di vita prima che di politica, ma probabilmente sconvolto per quella violenza, per quell'insultare selvaggio che non si è fermato nemmeno di fronte ai parenti delle vittime lì raccolti a ricordare. A chi anche dopo quarantaquattro anni si dà appuntamento alle 16,37 per non dimenticare, ma soprattutto per chiedere ancora una volta giustizia. Un'atmosfera sospesa, nel tempo e nella storia, che lega chi partecipa con un filo di complicità. Mentre nelle strade tutt'attorno non si ferma la corsa allo shopping natalizio.
Perché mentre il quotidiano tritura tutto veloce, in piazza Fontana la liturgia scandisce minuti divenuti ormai sacri per le coscienze. Ecco perché lo sfregio, ecco perché Pisapia prima dice ai cronisti che commenterà quell'aggressione, quel «Pisapia fascista. Basta stare con i fascisti» e poi invece balbetta, non riesce a parlare. Un giudizio sulla contestazione? «Credo che si giudichi da sola». E qui sta il punto. Perché non tutti la pensano così. «Io non fischio e non mi piace contestare, non ho più l'età, però non ricominciamo a esagerare nello stigmatizzare fischi e urla di contestazione». Proprio così, «non ricominciamo a esagerare nello stigmatizzare fischi e urla di contestazione». E a dirlo nel suo profilo Facebook non è uno qualunque, ma Mirko Mazzali consigliere vendoliano di Sel e soprattutto presidente della commissione Sicurezza. Ecco, il presidente della commissione Sicurezza giustifica la violenza degli autonomi dei centri sociali. Perché di violenza si è trattata e non solo verbale nei confronti di Pisapia, del governatore Roberto Maroni e del presidente della Provincia Guido Podestà che, oltre a essere persone a cui la Costituzione garantisce il rispetto dei diritti fondamentali, in quel momento rappresentavano le istituzioni ovvero ciò che di più sacro ci dev'essere (da Thomas Hobbes in poi) in un consesso civile.
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