Se gay e rom mascherano la realtà

Se gay e rom mascherano la realtà

Chi difende l'orgoglio della famiglia? In questo gran parlare di diritti a misura dei propri desideri, appaiono come fantasmi gli uomini e le donne che si sono sposati, hanno cresciuto figli, uno, due, tre, quattro, cinque. Curano i genitori e i nonni. Vite belle e dure, che non corrispondono allo stereotipo del bravo consumatore, se non per i frollini della colazione e i detersivi super sbiancanti. Non sprecano. Non entusiasmano trend setter. Faticano a conquistare titoli sui giornali.
Stretti tra il lavoro, la cura della casa, accompagna un figlio a scuola, ritira l'altro dal nuoto, ospita a pranzo gli amichetti, aiuta a fare i compiti, òccupati degli anziani di casa. Non hanno tempo per andare in piazza. Eppure costituiscono la struttura sociale del Paese, l'ossatura solida di Milano. Nonostante il vociare assordante, restano la base concreta con cui fare i conti e che aiuta a far quadrare i conti. Senza di loro, quanti giovani sarebbero per strada? E gli anziani? I malati? I disabili?
Sono la maggioranza silenziosa. Un tempo la politica ambrosiana distingueva tra le minoranze rumorose, molto ascoltate e i cui diritti personali sono stati sempre difesi, e le fondamenta sociali stabili su cui è stata edificata l'apertura illuminata della città. Famiglie di imprenditori, generazioni di industriali e di persone comuni. Milano, metropoli pragmatica e curiosa in una regione laboriosa e piena d'iniziativa. Tutti si sono sempre sentiti a casa.
Oggi tutto questo sembra svanito. La politica di Palazzo Marino non si preoccupa della famiglia e non lo nasconde. Il sindaco, Giuliano Pisapia, sin dal debutto orgogliosamente parla di «famiglie». Si concentra su tutto ciò che non è la famiglia secondo la natura, la storia, la Costituzione.
Non si parla di mamme, papà, figli. Si parla poco anche di anziani e disabili, se non per annunciare che i fondi a disposizione per le associazioni di volontariato e no profit saranno ridotti. Si tagliano i contributi alle famiglie che decidono di tenere un nonno in casa: senza badante, niente agevolazioni. Si notano solo iniziative a favore dei rom, più ispirate all'amore per il diverso che fa rumore piuttosto che a una seria politica che metta insieme diritti e doveri, tuteli maggioranze e minoranze. I frutti, non a caso, non sono di integrazione ma di nuova intolleranza.
Nessuno sembra interrogarsi sui valori che abbiamo vissuto per secoli. «Per me una società è autenticamente civile quando poggia sulla famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, aperta alla vita» dice con l'argomentare dello studioso l'arcivescovo, Angelo Scola, questa volta al Corriere. Parole che annegano in mezzo a altre ritenute più al passo coi tempi.
Così vediamo Pisapia saltare sul carro del Gay Pride, a rivendicare diritti che già esistono o non è chiaro che cosa abbiano a vedere con il ruolo di un sindaco. «Milano non conosce discriminazioni» dice il primo cittadino. Invece è la famiglia a soffrire per discriminazione.

Non fa tendenza, nella cultura di questa giunta sembra una cosa vecchia, brutta, anche cattiva. Se qualcuno la pensa diversamente, altro che discriminato: è direttamente omofobo. Ancora un po' e sarà rimproverato chi nel momento del bisogno chiama: «Mamma».

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