Cronaca locale

Sea, Gamberale assolto affonda Pisapia: «È solo un pover'uomo»

Il manager attacca il sindaco che gli ha voltato le spalle La replica: «Ho fatto solo il mio dovere, ora non insulti»

Sea, Gamberale assolto affonda Pisapia: «È solo un pover'uomo»

Il sasso lo lancia Vito Gamberale, non appena il giudice lo proscioglie dall'accusa di aver truccato la gara d'appalto per acquisire quasi il 30% delle azioni Sea messe sul mercato dal Comune. «Abbiamo sofferto per due anni e mezzo, ora è venuto fuori che non c'era nulla». Giuliano Pisapia? «È un pover'uomo, la città merita altro. Non è possibile che si voltino così le spalle a chi ha aiutato il Comune». Il supermanager esce più che pulito dell'inchiesta del procuratore aggiunto Alfredo Robledo - secondo il gup Annamaria Zamagni non ci sono prove che la gara sia stata scritta su misura per F2i, così come sosteneva l'accusa - e si scaglia contro il sindaco, colpevole di aver proposto che il Comune si costituisse parte civile nell'eventuale processo.

Nel giro di pochi minuti, arriva la replica di Pisapia. «Comprendo la gioia dell'ingegner Gamberale, ma questo non deve permettergli di insultare prima l'avvocatura comunale, come ha fatto oggi (ieri, ndr ) in una pausa dell'udienza, poi il sindaco che non ha fatto altro che il suo dovere». Il manager, insiste Pisapia, «dovrebbe sapere perfettamente che nel momento in cui nella richiesta di rinvio a giudizio della Procura della Repubblica il Comune era considerato parte offesa, era doveroso costituirsi parte civile per poi, in caso di rinvio a giudizio, valutare le richieste e fare le proprie conclusioni sulla base di quanto emerso in sede dibattimentale».

E se per i consiglieri di maggioranza il proscioglimento di Gamberale «dimostra - commenta il socialista Roberto Biscardini - anche la giustezza dell'iniziativa assunta dal Comune per la vendita delle quote Sea», dall'opposizione si chiedono chiarimenti su una vicenda che aldilà dell'esito giudiziario appare tutt'altro che trasparente. «A essere un poveretto - attacca il capogruppo leghista a Palazzo Marino Alessandro Morelli - non è Pisapia ma il cittadino milanese messo in braghe di tela dalla gestione di questa sinistra. La responsabilità è tutta del sindaco che ha scelto un vecchio trombone come Tabacci sostenendo le sue iniziative di vendita del bene pubblico con la complicità di Pd e Sel. Venga in aula il sindaco, non gli chiederemo neanche un caffè». E un'«operazione verità» sull' affaire Sea la chiede anche Riccardo De Corato, consigliere comunale di FdI. «Elementi indiziari come presunti contatti tra l'ex assessore Bruno Tabacci, Gamberale e il sindaco Giuliano Pisapia - ricorda De Corato riprendendo le parole di Robledo in aula - avrebbero potuto essere approfonditi». Per questo, insiste, Pisapia dovrebbe riferire in consiglio comunale, dato che «ancora non c'è chiarezza sulla gara, gara di cui fin da subito denunciai i lati oscuri». Sulla stessa linea il capogruppo in Comune di Forza Italia Pietro Tatarella. «Se non vuole dare spiegazioni all'opposizione - dice Tatarella - lo faccia almeno per il consiglio comunale, per i consiglieri di maggioranza che hanno votato la delibera di vendita e per i cittadini milanesi. Abbiamo detto più volte che c'era il rischio di votare un bando di vendita cucito su misura.

La responsabilità non è solo del sindaco e dell'ex assessore Tabacci, ma anche di chi ha permesso che si forzasse il regolamento d'aula per approvare la delibera».

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