Sea rischia di affondare. E Pisapia tace

Sea rischia di affondare. E Pisapia tace

Nessuna risposta dal Comune dopo che il governatore Roberto Maroni ha dichiarato guerra a chiunque voglia affondare Linate e Malpensa, investendo magari ancora una volta su Fiumicino. Perché se è vero che la competenza sugli scali lombardi investe inevitabilmente la Regione, è altrettanto indubbio che il possesso del 54 per cento della Sea, la società che li gestisce, imporrebbe al sindaco Giuliano Pisapia una presenza ben più decisa al tavolo che deciderà il destino dei cieli sopra Milano. Perché oltre al fatto che la maggioranza delle quote Sea sono custodite nella cassaforte di Palazzo Marino, c'è anche la difesa degli interessi dei milanesi per i quali un rilancio del city airport di Linate potrebbe non essere una sciagura. Anche perché il grande successo dell'alta velocità ferroviaria sulla tratta Milano-Roma svuoterà progressivamente Linate, liberandone però altre potenzialità con raggio continentale e magari anche intercontinentale. Perché a Malpensa ci sono i posti di lavoro da salvare e questo è sacrosanto, ma a Milano ci sono i milanesi che con la finalmente realizzata linea della metropolitana potrebbero risparmiare tempo e magari anche denaro. Scelte strategiche da fare con oculatezza, soprattutto dopo che per anni la politica aeroportuale in Lombardia non ha certo dato i frutti sperati, facendo chiudere anche il 2013 con meno 191mila passeggeri a Linate e meno 582mila Malpensa.
Ne hanno nuovamente parlato (al telefono) Maroni con il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi (uno che si candiderà a fare il sindaco di Milano e quindi non ha nessun interesse a sfigurare). E ne riparleranno domani al convegno «Quali infrastrutture per lo sviluppo del Nord?» organizzato dalla Fondazione Tempi al Grand Hotel Villa Torretta a Sesto san Giovanni e a cui parteciperà anche il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. Pronto a portare le richieste degli imprenditori di una delle aree economicamente più ricche d'Europa e che in cambio del salvataggio di Alitalia firmato dalla compagnia di Abu Dhabi Etihad, potrebbero veder ulteriormente depotenziato quello che un tempo era l'hub di riferimento per 30 milioni di potenziali viaggiatori e per una delle aree più ricche e produttive d'Europa. Ad aggiungere ingredienti al minestrone, il portavoce di Lufthansa Martin Recken che ieri ad Affaritaliani.it. ha detto che la compagnia tedesca sarebbe pronta ad aumentare l'impegno su Malpensa nel caso la nuova Alitalia, dopo l'accordo con Etihad, decidesse di concentrarsi su Linate.
Il coordinatore del centrosinistra in Regione Umberto Ambrosoli a Maroni chiede di che «non si contrapponga (strumentalmente) Malpensa a Linate o ad altri aeroporti, ma si faccia rete». Spiegando che «non sono mai stati chiari i piani di rilancio di Alitalia prima, poi di Lufthansa e adesso di Etihad.

Il tema Malpensa si può risolvere solo nell'ambito di una ridefinizione di tutto il sistema aeroportuale del Nord». Per Alessandro Alfieri (Pd) «Maroni sbaglierebbe ad aprire un derby con Fiumicino: chieda solo che siano rispettate le condizioni di concorrenza per tutti».

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