Sea, si discute sui nomi E si dimenticano i progetti

Si fa un gran parlare di Sea in questi giorni per il cambio ai vertici della società di gestione degli aeroporti milanesi. A guidarla non sarà più il politico Giuseppe Bonomi, per sette anni blindato dalla Lega come presidente e amministratore delegato. Nelle intenzioni del sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, tocca a Pietro Modiano, banchiere, già direttore generale di Intesa San Paolo, marito di Barbara Pollastrini, la ex ministro del Pd di fede dalemiana. Una virata in alta quota.
Palazzo Marino è azionista di Sea con il 54,8 per cento, quanto basta per avere squillante voce in capitolo. Segue F2I, il Fondo infrastrutture di cui è amministratore delegato Vito Gamberale, che detiene il 44 per cento della società e che adesso alza la voce per superare «la struttura monarchica e distorta» degli ultimi anni. Nel concreto, se Pisapia ha voluto come presidente Modiano (che presto dovrebbe essere anche nominato direttore generale), F2I ha indicato il numero due e cioè il vicepresidente Renato Ravasio. Scelte che hanno innescato inevitabili polemiche.
Temi importanti. Ma che rischiano di far passare in secondo piano la vera emergenza del sistema aeroportuale lombardo: avere scali che funzionino, all'altezza di una metropoli come Milano e di una regione come la Lombardia, la più avanzata d'Italia e tra i motori dell'Europa.


L'Expo 2015 si avvicina velocemente e non è ipotizzabile lasciare che i voli su Milano siano colonizzati e disagevoli. Fa tristezza vedere Malpensa deserta e i passeggeri desiderosi di arrivare a Milano rassegnati a avventurosi spostamenti gestiti da compagnie che di italiano non hanno nulla. (...)

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