Difficile capire come si possa essere contrari a un Centro di aiuto alla vita. E perché mai opporsi all'Ambrogino d'oro a Paola Bonzi, la donna alla guida del Cav della Mangiagalli, che ha aiutato sedicimila bambini a venire al mondo. Un'associazione di volontariato impegnata nel sostegno alla maternità, che offre aiuto materiale e psicologico alle donne in difficoltà per una gravidanza. Problemi economici, solitudine o paura di non farcela.
L'idea di assegnare a Paola Bonzi l'Ambrogino d'oro, lanciata dal consigliere provinciale Nicolò Mardegan, ha trovato consensi anche in ambienti lontani dalle battaglie pro life: hanno detto sì Lorenzo Strik Lievers e Marco Cappato, radicali. Così stupisce che il no arrivi dal partito di Niki Vendola. A opporsi è Anita Pirovano, coordinatrice milanese di Sel: secondo lei l'Ambrogino sarebbe «un insulto» e «un'offesa». La colpa della Bonzi? Essersi candidata con Giuliano Ferrara nella lista «Aborto? No grazie». E l'essere «paladina dei medici obiettori» di coscienza.
«Ambrogino d'oro? No Grazie!» ironizza l'esponente vendoliana. Dileggia: «Paola Bonzi si era candidata capolista al Senato portando le sue idee medioevali: radicale revisione della legge 194, lotta all'introduzione della RU486 e moratoria sugli interventi di interruzione volontaria della gravidanza». Sembra che Paola Bonzi e il suo Cav rappresentino il male assoluto: «Attribuire alla paladina dei medici obiettori la più alta onorificenza cittadina ci sembra un insulto a chi da trent'anni opera nel sistema socio sanitario difendendo la libertà di scelta delle donne». Ancora: «Un'offesa alla nostra città laica».
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