Ecco cosa si può chiedere ancora a un pianista jazz - con una carriera di oltre mezzo secolo - che nessuno gli ha mai domandato: «Quanti brani so a memoria? fa eco al telefono Circa 5.000». Numero da guiness dei primati quello di Renato Sellani, 88 anni, che nonostante la sua storia ormai da enciclopedia, non smette di piacere e stupire: «Inoltre non mi hanno mai chiesto qualcosa sul mio modo di fare musica», considera. Del suo pianismo.
La risposta gliela diede il sassofonista americano Lee Konitz: «Nel suonare meglio essere se stessi che nella perfezione assomigliare a qualcun altro». Sarà una delle lezioni che Sellani darà all'incontro-concerto «Dialogo in Musica» organizzato oggi per il suo compleanno, l'8 gennaio, all'auditorium di Villa Simonetta (via Stilicone 36, ore 18, ingresso fino a esaurimento posti). Proprio così, in piena sintonia con il Konitz-pensiero, «cerco di essere me stesso spiega di esprimere quello che ho dentro, le emozioni, la mia personalità». Definito dal compianto Enzo Jannacci «il Leopardi del jazz», all'autenticità non ci ha mai rinunciato. Scelta che lo ha sempre premiato: a riprova una carriera che pochi possono vantare. Invitato per la prima volta a Milano dal big della chitarra Franco Cerri per una serata alla «Taverna Messicana», era il 1958, lo «Chopin della tastiera» si è esibito o ha accompagnato molti dei più grandi nomi della scena mondiale, da Gorni Kramer a Dizzie Gillespie, passando per Sarah Vaughan, Phil Woods, Ella Fitzgerald.
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