«Sembra la Tour Eiffel dei poveri»

«Sembra la Tour Eiffel dei poveri»

«Sono passato da Cairoli proprio ieri che ero a Milano e vedendo la struttura in turbi che stanno costruendo ho pensato “ma perché un albero di Natale per Pasqua?“». A parlare così è Vittorio Sgarbi, critico d'arte, assessore alla Cultura della giunta Moratti. Il riferimento è all'Expo Gate, la porta (chiusa in faccia) al Castello che ospiterà il punto informativo dell'esposizione universale. Da Vittorio Sgarbi a Philippe Daverio, continua a far discutere (e storcere il naso) il progetto vincitore del bando di concorso a inviti per l'Info Point. La doppia piramide di Scandurrastudio suscita più di una perplessità sia per la qualità estetica che per l'operazione che è stata fatta.
Che senso ha costruire ex novo una struttura quando Milano offre un infinità di palazzi ed edifici meravigliosi e famosi nel mondo? «Chi viene qui - spiega il vulcanico critico - vuole vedere un'architettura italiana, non una struttura di Expo costruita apposta. Perché non mettere la sede dell'evento piuttosto al Pirellone, a Palazzo Cusani, alla torre Velasca?» Doppio l'obiettivo: mostrare una bellezza meneghina al mondo, e ristrutturare, se necessario, un edificio di pregio che rimarrà alla città. L'Expo Gate non risponde ai due requisiti, costerà milioni di euro e verrà smontato. «È una follia - tuona Sgarbi - spendere, cioè buttare, milioni euro che si sarebbero potuti utilizzare per restaurare un castello lombardo, una cascina, un monumento».
Insomma per Vittorio Sgarbi si tratta di un'opera brutta, «sembra un albero di Natale», inappropriata «bisognava valorizzare un edificio milanese conosciuto all'estero o da far scoprire» e, all'indomani del crollo di un altro pezzo di Pompei, inopportuna dal punto di vista economico «meglio ristrutturare un edificio antico».
«La doppia Piramide? Sembra l'opera di un architetto che non è mai stato a Milano e dire che Milano è tra le città più note al mondo per l'arte e l'architettura. Sembra che questi architetti non solo non conoscano Milano, ma vengano da un altro pianeta». Parola di Philippe Daverio, critico d'arte e noto volto della tv, assessore alla Cultura nella giunta Formentini. La città ha grandi cose da offrire spiegano i due intellettuali, milanesi d'adozione, che conoscono molto bene i gioielli di famiglia. Milano aveva bisogno della Tour Eiffel o delle piramidi d'Egitto? L'architetto Alessandro Scandurra, che firma il progetto, ha scritto di essersi ispirato alla Tour Eiffel...«Sì, sarà la Tour Eiffel de noantri. Anche se a me le piramidi ricordano il Louvre...ogni tanto ai milanesi viene voglia di rifare il Louvre, ma si dimenticano che per farlo “ci vogliono” Luigi XIV e Napoleone. Il Louvre è quella roba lì, non sia può fare con il cardinale Borromeo, non so se mi spiego».
E dire che il disegno di Scandurra ha sbaraglio altri 24 studi di architettura del calibro di Cino Zucchi, Italo Rota e Pierluigi Cerri...«Non ho visto i progetti scartati perché non si sa mai nulla di Expo, non c'è alcuna trasparenza nel loro modo di lavorare. Dirò di più l'unica trasparenza di Expo saranno le piramidi di vetro». Insomma Expo ha intrapreso un lungo percorso, ma non si capisce bene «da che parte intenda andare». Contesta anche il metodo e le scelte fatte fin ora Philippe Daverio, partendo dalla stessa premesse del collega Sgarbi: «È curioso che l'Italia, che ha espresso opere straordinarie nell'ambito del design, dell'arte, dell'architettura, della grafica stia dando questi risultati per l'evento del 2015.

I macronanetti di Dante Ferretti, per esempio, non corrispondono in alcun modo alla nostra identità produttiva. Milano capitale del design produce una mascotte dall'indefinita rozzezza». E «la Tour Eiffel de noantri»...

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