Sfida dei rettori sul dopo Expo «Renzi non escluda i lombardi»

Gli atenei chiedono al premier di coinvolgere le eccellenze della regione La Bicocca: «Non serve creare rivalità, piuttosto lavoriamo tutti assieme»

Il progetto del premier Matteo Renzi sul post Expo lascia perplessi i rettori degli atenei milanesi. Anche perché il presidente del Consiglio è arrivato bel bello a presentare un'idea - indubbiamente interessante - come se fino a questo momento nessuno si fosse mai mosso né seduto a un tavolo per decidere il futuro dell'area. E ha deciso che a seguire il progetto scientifico del nuovo polo sarà l'istituto italiano di tecnologia di Genova.

«Ragazzi, però niente campanilismi» ha sdrammatizzato Renzi per mettere subito a tacere le polemiche «locali». Peccato che in Lombardia ci sia il fior fiore della ricerca e che nessuna delle eccellenze scientifiche sia stata coinvolta nel progetto del governo. Lo ha fatto presente il presidente lombardo Roberto Maroni («Noi siamo disponibili a discutere, purché si parli di eccellenze lombarde»). E anche le università non sono disponibili a passi indietro.

«Mi chiedo che fine farà il progetto dell'università Statale - vuole subito chiarire Cristina Messa , rettore della Bicocca - Credo sia un errore partire con due binari in concorrenza fra loro. Bisogna capire qual è il valore aggiunto del progetto del governo rispetto al sistema che già esiste in Lombardia». Campanilismo non è, ma in regione esiste già una rete di istituti, enti di ricerca, irccs, imprese che lavorano assieme. E le competenze sulla ricerca scientifica e il miglioramento della qualità e della durata della vita (i temi su cui punta Renzi) già ci sono.

«Non credo si tratti di mettere bandierine - sostiene il rettore della Statale Gianluca Vago - ma nei due sensi: le bandierine non le mette nessuno. I campanili non sono stati generati da noi, ma stiamo raccontando il mondo della ricerca di Milano, che non è la Statale ma un sacco di cose insieme, un'area che produce un quarto delle pubblicazioni scientifiche italiane e un terzo dei brevetti. Lì, sull'area Expo, ci va chi sa fare meglio le cose. Le università non fanno quello che fa l'Iit. A me fa comodo che ci siano lì laboratori in più per i miei studenti» ma «il tema della regia va gestito con un board di persone che si siedono attorno a un tavolo e ragionano». «Sul tema dei campanilismi, Renzi sfonda una porta aperta - sostiene il rettore del Politecnico Giovanni Azzone - Del resto le università sono universali per loro definizione. Il tema vero è che devono essere i migliori, quelli con le competenze più alte, a realizzare il progetto. Un progetto che tuttavia non deve essere esclusivo». Anche perché viene finanziato con una cifra simile a quella che serve per mantenere per un anno l'intero Politecnico. L'ateneo, nel momento in cui la Statale si trasferirà ad Expo, potrebbe espandersi negli stazi di via Celoria per ampliare dipartimenti e attività universitarie. Non punta a trasferirsi nell'area di Rho nemmeno la Cattolica, che si espanderà nella vicina caserma in largo Gemelli, ma il rettore Franco Anelli ammette il suo forte interesse a collaborare al futuro polo scientifico e universitario. «Non credo ci possano essere preclusioni - sostiene - In Lombardia abbiamo un sistema universitario ben integrato ed efficace in grado di attirare studenti e risorse».

Sull'intenzione del governo di affidare la regia del polo a tre istituti al di fuori della Lombardia (Genova, Torino e Trieste), Anelli sfodera uno dei principi base della sociologia: «Alle volte il nascere di una forza esterna fa sì che le forze interne collaborino». E forse, le pressioni dall'esterno potrebbero portare chiarezza sulle incertezze nella scelta della leadeship. «Dobbiamo renderci conto - sostiene Anelli - che se non decidiamo noi lo faranno altri».

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