Sfida da neurofiction: così il cinema immagina il futuro del cervello

Da stasera a venerdì la rassegna con 5 film spiegati da docenti, specialisti e scienziati

Sfida da neurofiction: così il cinema immagina il futuro del cervello

Sedici anni fa, Steven Spielberg si domandava se nel 2049 sarà possibile prevenire il crimine. Washington ci era riuscita, almeno nella fantasia. O meglio, nella fantascienza. Si chiamava «Precrime» ed era un sistema studiato per anticipare gli omicidi e fermare potenziali colpevoli. Dopo oltre un lustro, la città non subiva più delitti. Minority report non era il primo film che sposava le neuroscienze al grande schermo e allora - era il 2002 - questa disciplina scientifica non aveva ancora il ruolo che riveste oggi.

Anche per questo va vista con interesse e curiosità la seconda edizione del festival «Cinema & cervello», al via da stasera allo spazio Oberdan, dove - per cinque serate - altrettanti film faranno da spunto a incontri con specialisti della materia. Perché, se non si fosse capito, in sala non c'è relax contrariamente a quanto si pensi. O forse ci si illuda di trovare.

Così - sorpresa sorpresa - Frankenstein junior (1974) di Gene Wilder e Mel Brooks riproporrà un'opera legata al sorriso noir di quell'eccentrico scienziato americano che tenterà di ripetere l'esperimento dello zio, dando vita a una creatura alla quale è stato impiantato un cervello subnormale che lo rende un mostro dal cuore tenero. La storia ricorda innumerevoli di questi personaggi, in contesti politici. Frankenstein junior tocca il tema del trapianto di testa, alla ricerca dell'immortalità e l'argomento sarà illustrato a fine proiezione da Sergio Canavero, neurochirurgo all'Harbin medical center in Cina che si dice ormai prossimo a compiere il delicato atto operatorio e da Alberto Carrara, docente di Antropologia filosofica e Neuroetica all'Ateneo pontificio di Roma.

Ex machina (2015) di Alex Garland metterà un uomo nelle condizioni di interagire con un robot. Domnhall Gleeson e il premio Oscar Alicia Vikander, compagna di Michael Fassbender, sono i protagonisti di questa vicenda che introdurrà il dibattito «Robot troppo intelligenti: una minaccia realistica» di cui parleranno Giorgio Metta, vicedirettore scientifico dell'Istituto italiano di tecnologia di Genova e Antonio Carnevale della scuola superiore di Sant'Anna a Pisa.

Un cast d'eccezione - Bruno Ganz, Liev Schreiber, Maryl Streep e Denzel Washington - è protagonista di The manchurian candidate (2004) di Jonathan Demme in cui il protagonista Bennett Marco scopre di essere stato al centro di un esperimento di manipolazione del cervello. E proprio questo è lo spunto su cui si confronteranno Alberto Priori docente di Neurologia all'Università degli Studi di Milano e Fabio Babiloni che insegna Fisiologia alla Sapienza di Roma.

Mentre Minority report (2002) di Steven Spielberg si concentra sulle possibilità di prevenire i crimini e impedire che vengano commessi delitti, The congress (2013) di Ari Folman - girato in tecnica mista tra live action e animazione, con Harvey Keitel e Paul Giamatti - riflette sulle condizioni di vita in un mondo virtuale. Nel primo film l'interrogativo riguarda il quesito se sia possibile realizzare un programma che previene l'atto del delinquere.

Ne parlerà Andrea Lavazza, esperto di diritto e Amedeo Santosuosso, giudice e docente di Diritto, scienza e nuove tecnologie all'università di Pavia mentre Maria Grazia Mattei, direttrice di «Meet the media guru» e Roberto Cavallaro, docente di Psichiatria al San Raffaele si occuperanno dell'incrocio di apporti tra la realtà e il mondo virtuale.

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