Una cena ad Arcore l'altra sera tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini ha ridisegnato la geografia delle candidature a sindaco per il centrodestra. Partendo da quella che allo scoccare della mezzanotte è diventata una certezza, ovvero che come per cercar di battere il premier Matteo Renzi si costituirà di nuovo un asse tra Forza Italia e Lega, così l'anno prossimo azzurri e Carroccio faranno squadra per riprendere Milano alla sinistra. Impresa non impossibile, visto che sono i numeri a dire che l'altra volta non furono l'avvocato ultrarosso Giuliano Pisapia e la sua fumosa rivoluzione arancione a vincere, ma piuttosto il centrodestra a perdere se è vero che Pisapia riuscì a battere Letizia Moratti con meno voti dell'ex prefetto Bruno Ferrante , il candidato del centrosinistra che nel 2006 con un bottino maggiore fu invece nettamente battuto dalla Moratti e da un centrodestra in ben altra salute.
Ecco perché il punto di partenza del confronto tra Berlusconi e Salvini è stato più che lo scontro su un nome, la caccia a una medicina per restituire salute a quel campo dei moderati che ha proprio in Milano una delle sue città d'elezione. E sono in molti nel centrodestra a commentare i buoni risultati delle ultime elezioni, dicendo che «abbiamo fatto l'elettorato, adesso dobbiamo fare (o rifare) il centrodestra». Di questo i due hanno parlato. Anche se poi il menù si fa ricco quando a tavola arrivano i nomi. E così non sono un mistero le lusinghe del Cavaliere a Salvini perché si candidi sindaco a Milano, in cambio magari di un maggiore spazio a Fi nella partita nazionale. Una proposta già pubblicamente avanzata a Salvini dalla coordinatrice regionale Mariastella Gelmini che gli ha però intimato di decidere al più presto. Idea allettante, ma che Salvini sembra rifiutare perché convinto che «Renzi non arriverà al 2018 e per il governo si andrà a votare molto prima». Per Licia Ronzulli , presente alla cena di Arcore, «le elezioni comunali a Milano, Torino, Bologna, Napoli e forse anche Roma, saranno un ulteriore banco di prova per l'unità del centrodestra, nel quale però ogni partito, come è giusto che sia, manterrà la sua autonomia e la sua identità».
Ma Berlusconi e Salvini hanno concordato sul fatto che una buona alternativa sarebbe trovare un imprenditore d'area. Magari sul modello del primo Gabriele Albertini , anche se allora a farlo volare fu il marchio che su di lui misero Berlusconi e Fi. Ma certo anche la vittoria di Luigi Brugnaro che ha appena espugnato la rossa Venezia è di questi tempi oggetto di riflessione. Per ora sordi agli appelli sono stati il presidente di Assolombarda Gianfelice Rocca e il presidente di Confcommercio Carluccio Sangalli . A prender quota è invece il presidente di Assimpredil Claudio De Albertis . Nel capitolo intellettuali si pensa al filosofo Paolo Del Debbio , già assessore nella prima giunta Albertini, ma che faticherebbe a lasciare i programmi tivù la cui audience è in gran crescita.
Ma assessore di Albertini era anche Giulio Gallera che continua il suo certosino lavoro di tessitura della società civile con MilanoMerita, l'associazione nata per lanciare la sua candidatura e in attesa di una chiamata è anche il capogruppo di Fi al senato Paolo Romani . Piuttosto temuto a sinistra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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