Cronaca locale

"Sfratto" ai ballerini di tango che amano danzare per strada

Chi lavora per l'intera giornata in una posizione tra Cordusio e piazza Affari sa cosa significhi trovarsi nel punto d'incrocio dei suoni, che non si possono certo definire né gradevoli né graditi, provenienti da artisti di strada posizionati anche in contemporanea in via Dante e di fronte alla Borsa, e per ore e ore impegnati a sfornare la stessa nenia, sovente stonata. Quindi potremmo sembrare un po' di parte nel difendere la presenza dei tangheros, che per un'ora soltanto il venerdì dalle 13 alle 14 danzano sotto la galleria Meravigli, uno splendido luogo milanese molto spesso deserto e in odore di dimenticanza..

In sei mesi gli appassionati ballerini sono stati cacciati via due volte, perché la galleria è un luogo privato. «La stessa persona in tuta blu e anfibi ci ha detto che non possiamo prenderci l'arbitrio di occupare un sito privato» racconta Mauro Rampi che insieme a Elena Sorba è un po' l'anima delle sei, sette coppie di danzatori. Sono uomini e donne che invece di andare in palestra o a correre nel parco, si dedicano a una passione che coltivano anche da una decina d'anni. «Quando ci hanno mandati via qualche giorno fa, ci siamo spostati in piazza Dante. Intorno a noi si è radunato un folto pubblico, che ci ha messi anche un po' in imbarazzo. Non danziamo per esibirci, ma solo per amore del tango. Teniamo la musica non molto alta, per cui pensavamo di non dare alcun fastidio».

La scelta della galleria Meravigli è dovuta al pavimento: i piedi dei tangheros hanno bisogno di una superficie liscia per scorrere sulle note delle struggenti musiche argentine. «La sera alle 23 ci raduniamo in piazza Affari, sotto il portico proprio di fronte alla Borsa. Durante il giorno è impossibile, perché il via vai là sotto è notevole, per cui non vogliamo dare fastidio. La galleria Meravigli ci pareva il punto più indicato.

Non vogliamo fare la guerra a nessuno ma ci dispiace andarcene, per cui credo che torneremo» ironizza senza enfasi e rancore Mauro Rampi.

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