Sgomberi continui, i nomadi tornano sempre De Corato: «Noi chiuderemo le aree occupate»

La lotta alle occupazioni abusive si scontra con un senso d’impotenza quando agli sgomberi seguono nuove occupazioni. Ma quasi sempre clandestini e abusivi ritornano nelle aree occupate. Sono stati 135 gli interventi a Milano in un anno e mezzo. Il primo posto nella «hit parade» di sgomberi e allontanamenti spetta ovviamente al triangolo formato da via Cusago, via Lombardi e via cardinale Tosi: 53 volte le roulotte dei sinti siciliani sono state allontanate dalla pubblica via dall’inizio dell’anno. Notevole anche il risultato dei romeni del cavalcavia Bacula: le ruspe sono arrivate 8 volte, fino al 31 marzo scorso, quando l’area è stata chiusa da una cancellata (30mila euro per appena 5metri). Ma i casi sono tanti. L’area verde del Comune di via Zubiani è stata sgomberata quattro volte. Due volte liberata anche la Cascina Cassinazza. Bis di rom romeni anche al Parco delle Memorie industriali. Tre sgomberi anche in via Colico, come nell’ex caserma di via Forlanini.
Privati e risorse per la ristrutturazione. Sono questi i due nodi. Perché lo sgombero senza la messa in sicurezza è inutile. «Il modello resta il Marchiondi», spiega il vicesindaco De Corato: le ruspe sono arrivate quando c’era già un progetto pronto del Politecnico, e un accordo con il Comune. Dopo i 15 milioni ottenuti per alleggerire i campi rom, Palazzo Marino aspetta la seconda tranche dei fondi chiesti al ministero dell’Interno. Saranno usati per le aree demaniali dismesse. Nel triangolo dei sinti si aspetta di chiudere alle roulotte con dissuasori e jersey. I problemi cominciano quando le aree sono di privati «che - come sottolinea De Corato - le lasciano in condizioni di abbandono». In via Rubattino il Comune ha già chiesto ai privati la messa in sicurezza: «Presto faremo lo sgombero», annuncia De Corato. Là ci sono almeno 100 rom. Per incalzare i proprietari di immobili e terreni, il prefetto incontrerà le associazioni di categoria. «Molti risultati sono acquisiti ma non basta - spiega il vicesindaco - ci sono enormi aree prese di mira ed è necessario che costruttori e proprietari le chiudano». Anche perché «ogni volta sono uomini e risorse impiegate - osserva De Corato - e questi interventi devono essere decisivi.

Nomadi e abusivi devono capire che a Milano non ci sono più aree disponibili». Intanto il Consiglio di Stato ha confermato la sospensiva di quella sentenza del Tar che cancellava le norme dedicate all’identificazione dei nomadi nel regolamento comunale sui campi.

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