Coronavirus

Si lotta a Milano e Monza. "Ma le prime misure ora sembrano efficaci". E a Varese arriva la Nato

Triage nell'autodromo. In Fiera 50 pazienti. Ma i dati (e il viceministro) fanno sperare

Si lotta a Milano e Monza. "Ma le prime misure ora sembrano efficaci". E a Varese arriva la Nato

Nei nuovi epicentri è battaglia in corso contro il virus. Nelle altre province si spera in un allentamento dei vincoli più stretti. La Lombardia oggi ha due facce. Milano, Monza e Varese-Como sono il triangolo della seconda ondata, qui le chiamate al 118 hanno superato i picchi di marzo, quando il record si era toccato nel Bresciano, nella Bergamasca e a Cremona.

Il San Gerardo di Monza è descritto l'ospedale italiano sottoposto a maggior pressione, e tre giorni fa contava già 340 operatori sanitari positivi al Covid. Ieri l'assessore Giulio Gallera è stato in Brianza: «A Carate Brianza - ha annunciato - è stata allestita una struttura per i tamponi rapidi; a Varedo è aperto uno dei primi Centri territoriali Covid regionali, dove vengono eseguite visite specialistiche e diagnostiche ai cittadini sintomatici segnalati dai Medici di base». Nell'Autodromo di Monza, invece, Areu ha allestito un check point con triage dedicato ai codici verdi, per i pazienti trasportati in ambulanza che vengono visitati da medici anestesisti e rianimatori e poi indirizzati alle cure territoriali.

Milano vive un incubo scandito dalle sirene che rompono il silenzio di strade deserte. I pazienti al padiglione Fiera sono 50. Alcuni provenienti da Varese, dove la situazione è «molto critica», come ha detto ieri il sindaco Davide Galimberti. Per fronteggiare questa crisi è sceso in campo il Comando Nato di Solbiate Olona. Gli uomini del Corpo d'armata di reazione rapida dell'Alleanza atlantica hanno allestito, all'esterno del compound, un check-point clinico avanzato che, col personale di Areu, dovrà alleggerire il flusso di ambulanze dei Pronto soccorso di Varese e Como. In quell'area, all'arrivo delle ambulanze, il personale medico procederà a una prima visita per poi indirizzare i pazienti presso la struttura più idonea. Il sindaco di Varese ha chiesto l'attivazione di Covid-hotel. E in tutta la Lombardia sta ripartendo la ricerca di posti letto per quarantene e isolamenti di pazienti dimessi dagli ospedali. A Milano un hotel di viale Murillo con 70 camere ha ricevuto il testimone dal Michelangelo, che tra marzo e giugno ospitò 511 persone. A Lodi un hotel della zona artigianale si prepara ad accogliere i Covid-positiv, paucisintomatici o asintomatici nelle sue 25 camere. Un lavoro simile è partito anche a Pavia e Brescia. E nella città-simbolo dell'epidemia nella scorsa primavera, Bergamo, è operativo un hotel di Cologno al Serio, con una disponibilità di 64 posti.

Le province più colpite a marzo paiono in buona parte preservate ora, forse in virtù di una sorta di «immunità» dovuta alla dolorosa circolazione del virus nei mesi scorsi. La questione è controversa. «Quello che sembra stia avvenendo è una minore diffusione del contagio nelle zone che erano state duramente colpite durante la prima ondata - ha scritto ieri Antonella Viola, immunologa dell'Università di Padova, commentando un saggio - Dipende solo da una sorta di immunità di popolazione? Forse. O forse anche da una maggiore attenzione da parte dei cittadini, per aver vissuto in prima persona la tragedia».

I dati di ieri fanno sperare. Su 52.712 tamponi, i positivi sono risultati 8.180 (il 15,5%, martedì erano il 23,2%). Guariti e dimessi sono stati 1.615. I deceduti purtroppo 129. La Regione nei giorni scorsi ha dichiarato di voler chiedere un alleggerimento delle misure nelle province meno colpite. L'assessore al Bilancio Davide Caparini, ieri, ha pubblicato un grafico da cui risulta, nelle ultime tre settimane, una frenata nell'aumento dei contagi. «Viene evidenziata - ha spiegato - la differenza percentuale dei positivi degli ultimi 7 giorni rispetto alla settimana precedente. Un'analisi che registra l'efficacia delle prime misure restrittive adottate». La speranza è che le misure lombarde, prima ancora del Dpcm nazionale, comincino a dare i primi risultati.

E il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri ieri ha manifestato un auspicio: che «fra 10 giorni una regione come la Lombardia, e io mi auguro che questo possa accadere, abbia un andamento tale da poter tornare a essere arancione se non addirittura gialla».

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