Nelle ore immediatamente dopo la sentenza si era gridato allo scandalo. Su su, fino al capo della polizia Franco Gabrielli che ha «stigmatizzato» il verdetto del giudice della Quarta sezione Giuseppe Vanore. Il quale lo scorso novembre aveva assolto, tra gli altri, un giovane antagonista accusato di aver sputato addosso a un poliziotto durante una manifestazione. Giorgia Meloni ha parlato da parte sua di «gravissima sentenza», mentre i sindacati di polizia hanno denunciato: «Da oggi sputare contro un agente non è più reato». Ora le motivazioni di quella sentenza riportano la questione nei termini giuridicamente corretti. Il giovane, un 22enne di Milano, è stato assolto perché non è stato dimostrato che sapesse di avere davanti un pubblico ufficiale. L'agente infatti, in servizio alla Scientifica, era in borghese e non aveva segni di riconoscimento.
Il ragazzo rispondeva del reato di oltraggio a pubblico ufficiale. I fatti contestati risalgono al 28 maggio 2016, una settimana prima delle elezioni amministrative. Un corteo di protesta non autorizzato si era mosso da viale Cassala verso piazza XXIV Maggio, dove era allestito un maxi schermo per la finale di Champions League. Insieme al 22enne erano imputati altri quattro antagonisti. E oltre all'episodio dello sputo venivano addebitati, a vario titolo, la lacerazione di alcuni manifesti elettorali e di una bandiera esposti a un gazebo del Pd e l'accensione di un paio di fumogeni. Le fasi della manifestazione erano state riprese da personale della Scientifica. Il pm aveva chiesto pene dai venti giorni ai sei mesi di reclusione. I difensori, avvocati Guido Guella, Eugenio Losco e Mauro Straini, l'assoluzione.
Il giudice ha appunto assolto tutti. Per quanto riguarda i presunti danneggiamenti e i fumogeni «per la particolare tenuità del fatto» o per la depenalizzazione di alcune condotte. Riguardo invece allo sputo contro un assistente capo della polizia di Stato in forze alla Scientifica il giudice argomenta che il momento dello sputo è «integralmente riprodotto» nei filmati. La presunta vittima però «seguiva il corteo in abiti civili, indossando jeans e una polo, uno zainetto nero sul dorso con appeso un cappello da ciclista e riprendeva con una piccola videocamera la manifestazione». Il poliziotto quindi si mimetizzava tra gli antagonisti, per poter svolgere il proprio compito. Il 22enne «sputa dinanzi a sé in avanti», nelle immagini «è visibile la traiettoria dello sputo che sembra terminare a terra». L'agente cammina a qualche metro di distanza, dando le spalle all'antagonista. Riferirà poi «di essere stato raggiunto dallo sputo al piede, al polpaccio».
Poco importa, spiega il giudice, che lo sputo abbia raggiunto o meno l'obiettivo. L'imputato lo ha rivolto «in direzione» del poliziotto e la condotta «costituisce, in astratto, offesa del prestigio del pubblico ufficiale, costituendo una manifestazione di disprezzo verso colui nei cui confronti è diretta». Tuttavia «non è emerso, oltre ogni ragionevole dubbio» che il ragazzo «avesse la consapevolezza della qualifica di pubblico ufficiale» dell'uomo senza divisa che gli stava davanti.
Il quale poteva essere un manifestante o «un reporter». Il fatto quindi «non costituisce reato». Davanti a tali ragioni la Procura non intende fare appello. Resta da capire come mai il giovane antagonista abbia sputato contro qualcuno, non credendolo un poliziotto.
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