Il tema della seduta è «luoghi di culto», si traduce con moschea. Il centrodestra aveva chiesto un consiglio straordinario sulla questione che (più di altre) ha infiammato la campagna elettorale e oggi è il d-day, la giunta dovrà svelare i piani per il futuro. Il sindaco Beppe Sala a luglio ha seguito almeno uno dei consigli dell'ex sfidante del centrodestra Stefano Parisi: interrompere quel bando ereditato da Pisapia per assegnare due aree del Comune (gli bagni pubblici di via Esterle e l'ex Palasharp) alle comunità islamiche. Che nel frattempo si erano fatte causa tra loro e c'erano ricorsi aperti anche con Palazzo Marino. Un gran caos insomma. Tanto che la nuova giunta ha scelto di stoppare tutto, ha revocato le assegnazioni dando la «colpa» ufficiale alla Regione che con la legge sui luoghi di culto in Lombardia ha imposto vincoli urbanistici stretti: il Comune deve integrare il Piano di governo del territorio con un documento dedicato alle «attrezzature religiose», dove per ciascuna area selezionata siano indicati ad esempio i parcheggi e altri servizi necessari. Ci vorrà almeno un anno di tempo per predisporlo. Il vicesindaco Anna Scavuzzo, delegata ai rapporti con le comunità religiose, e l'assessore all'Urbanistica Pierfrancesco Maran hanno lanciato in estate un bando rivolto a tutte associazioni religiose interessate a realizzare un luogo di preghiera nel territorio di Milano, per andare a correggere il Pgt laddove ci sarà una effettiva richiesta o regolarizzare strutture attualmente abusive, ma a settembre si è chiuso con un paio di soggetti interessati. Lo hanno rilanciato a metà settembre per altri 45 giorni e a breve si saprà se il secondo recall ha avuto effetto. Persino gli islamici ormai non si fidano, giorni fa si ventilava una grande manifestazione di protesta davanti a Palazzo Marino oggi in concomitanza con la seduta da parte del Caim, il coordinamento che raccoglie le sigle più radicali, ma sembrerebbe rientrata (anche) per non mettere in ulteriore difficoltà la consigliera islamica del Pd Sumaya Abdel Qader, eletta proprio con i voti del Caim. Si vedrà.
Il centrodestra è pronto a fissare i paletti. Matteo Forte (Milano Popolare) anticipa: «Chiederemo al Comune di evitare i bandi, non sono lo strumento giusto. La gestione dell'Islam non si risolve con offerte economiche e strette regole urbanistiche. Vanno scelti gli interlocutori più moderati, quelli che da anni vivono rispettando le nostre regole e tradizioni, e va aperto un dialogo con loro. Senza corsie preferenziali per qualcuno». Riferimento ovviamente al Caim.
E il capogruppo Fi Gianluca Comazzi ribadisce che «la moschea a Milano si potrà realizzare solo quando ci sarà una legge nazionale che dia regole sulla tracciabilità dei flussi finanziari e riconoscimento dei diritti delle donne da parte delle sigle islamiche».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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