Si voterà il 10 e 11 febbraio Ipotesi primarie per Pdl-Lega

Fissata la data: in Lombardia, Lazio e Molise si voterà il 10 e l'11 febbraio. Il paradosso è che adesso mentre il centrosinistra dopo averle inventate rinuncia alle primarie soccombendo al diktat dell'avvocato Umberto Ambrosoli, il candidato più uguale degli altri, a puntare sulla consultazione potrebbe essere il centrodestra. Con il governatore Roberto Formigoni che, dopo aver anticipato l'intenzione di appoggiare in quelle nazionali il segretario Angelino Alfano degno di «stima, attenzione e simpatia», nella sua newsletter di ieri ha proposto primarie «per scegliere pure dirigenti, candidati sindaci e candidati al parlamento del Pdl». Perché «dobbiamo fare del Pdl un partito integralmente democratico dove tutti siano scelti con una preconsultazione dei cittadini e un partito che abbia un centro di alimentazione di idee costante».
Questo per il futuro. Ma anche il presente del voto in Lombardia potrebbe passare per una scelta di questo tipo, dato che la soluzione, assicura un colonnello del Pdl (ma pensarlo sono ormai in molti), «sono le primarie di coalizione. E bisogna anche far presto, siamo fin troppo in ritardo». Perché ormai, con Gabriele Albertini e Roberto Maroni già in campo, far quadrare il cerchio di alleanze e candidati è diventata un'impresa da prestigiatore. Metafora non scelta a caso, dopo che Silvio Berlusconi ha detto che servirebbe tirar fuori un dinosauro dal cilindro. Perché il veto reciproco di Albertini e della Lega rischia di frammentare il campo dei moderati, consegnando la Regione a una sinistra a secco da decenni. Con il Pdl di fronte al bivio: la presentazione di un candidato con il rischio di un'ulteriore spaccatura o la rinuncia alla corsa. E in quel caso, l'appoggio a Maroni o ad Albertini? Una scelta non facile. Il partito è diviso, anche se tutti a cominciare da Berlusconi sperano di ricostruire l'alleanza per anni vincente con la Lega. E magari anche con l'Udc. Un progetto a cui hanno dato nuovo vigore le poche righe del consiglio federale che ha candidato Maroni, promettendo un «impegno a costruire intorno alla sua figura un'ampia coalizione». Un chiaro segnale al Pdl. Anche se nella Lega è subito insorto il partito dei falchi. A cominciare da Matteo Salvini che ieri a Omnibus ha ripetuto che «la Lega non si allea con nessuno, ma se qualcuno si vuole accodare alla lista “Maroni Presidente” valuteremo, basta che non sia Formigoni». Duro anche l'ex presidente dei deputati, il bossiano Marco Reguzzoni. «Formigoni ha le traveggole: la Lega ha deciso di correre da sola. L'apertura non è al Pdl, ma alle forze vive della società». Posizioni in contrasto con Maroni che tiene aperta la porta al dialogo con Berlusconi. Anche in vista delle elezioni politiche. Con il vice coordinatore lombardo del Pdl Viviana Beccalossi che si dice «non stupita» dalla candidatura di Maroni. «Molto di più dall'accelerazione di Albertini». Tanto più che l'Udc non ha annunciato di sostenerlo e anche Italia Futura ha preso tempo. «Io - dice la Beccalossi - avrei riflettuto un attimo». Perché «non serve accelerare, mi auguro che ciascuno di noi possa superare gli egoismi di parte per una candidatura unitaria.

Solo se andiamo insieme c'è la speranza di vincere». E Guido Podestà che alla Padania dichiara che «Maroni non si discute, è persona stimata e qualificata, non è in dubbio la sua capacità di attrarre voti anche non leghisti, compresi gli scontenti del Pdl».

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