Milano "capitale del crimine". In un anno 237mila i reati

È maglia nera per i crimini denunciati nel 2016, davanti a Rimini, Bologna e Torino

Milano "capitale del crimine". In un anno 237mila i reati

È Milano la capitale del crimine, secondo i dati Censis. È la città che registra il maggior numero di reati (denunciati, s'intende) sia in assoluto sia in rapporto al numero di abitanti.
Il Censis e Federsicurezza hanno elaborato i dati del ministero dell'Interno e stilato il primo «Rapporto sulla filiera della sicurezza in Italia». Nel 2017 a livello nazionale i crimini denunciati sono calati del 10 per cento rispetto al 2016. Tuttavia lo studio rivela che a crescere è la percezione di insicurezza della popolazione. E che i reati si concentrano nelle grandi città. In sole quattro province, dove vive il 21,4 per cento dei cittadini, si consuma il 30 per cento dei crimini. Al primo posto per numero di denunce c'è appunto Milano, con 237.365 reati commessi nel 2016 (il 9,5% del totale), poi Roma (con 228.856 crimini, il 9,2%), Torino (136.384, pari al 5,5%) e Napoli (136.043, pari al 5,5%). Anche considerando l'incidenza del numero dei crimini in rapporto alla popolazione, Milano resta maglia nera: 7,4 reati denunciati ogni 100 abitanti, seguita da Rimini (7,2), Bologna (6,6), Torino e Prato (entrambe con 6 reati ogni 100 abitanti). Rimane alto anche il senso di insicurezza dei cittadini. Sono il 31,9 per cento le famiglie italiane che percepiscono il rischio criminalità nella zona in cui vivono. Nelle aree metropolitane il tasso sale al 50,8 per cento. Le aree geografiche con la maggiore paura sono il Centro (35,9%) e il Nord-Ovest (33%).

Interviene Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera: «Per il Censis, Milano è la capitale del crimine, anche se i reati gravi sarebbero diminuiti. Le persone si sentono insicure e chiedono di potersi difendere. Abbiamo chiesto, durante la conferenza dei capigruppo, di calendarizzare subito la nostra proposta di legge sulla legittima difesa, un tema che per Forza Italia resta prioritario. E se i milanesi si sentono minacciati anche l'amministrazione comunale deve fare la sua parte. Dove sono finiti i presidi della polizia locale nei quartieri più a rischio? Non bastano migliaia di telecamere per distribuire una valanga di multe, serve un presidio fisso del territorio. E gli immigrati che vendono prodotti contraffatti o lavorano, loro malgrado, nel racket dell'accattonaggio non vengono perseguiti. Il modello Milano rischia di scivolare sul crimine diffuso e l'eccessiva tolleranza alla lunga può essere scambiata per connivenza. I milanesi non meritano questo trattamento».

Per Paolo Grimoldi, deputato della Lega, «questo è il drammatico risultato delle politiche buoniste e lassiste delle giunte Pisapia e Sala, che hanno aperto le porte a decine di migliaia di clandestini e lasciato che il degrado e il crimine invadessero i quartieri periferici. Appena due giorni fa Sala si è definito l'anti Salvini e guardando questi dati sconfortanti non possiamo che dargli ragione...». La conclusione: «Via Sala e Majorino, riportiamo ordine e legalità a Milano». La consigliera regionale del Pd Carmela Rozza invece sottolinea: «Premesso che dove c'è anche un solo reato significa che non si è fatto abbastanza, i dati diffusi dicono due cose importanti. Cioè che i reati sono in forte calo e che a Milano si denuncia più che nelle altre grandi città.

Ma ora l'onere del governo spetta a Lega e Cinque stelle, il ministro dell'Interno si chiama Salvini e mi pare che l'unica proposta messa sul tavolo sia la legittima difesa. In pratica, la sicurezza viene delegata ai cittadini».

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