Dopo la Cisl, la Uil. Perché il sistema delle assunzioni fasulle presso le aziende per scaricare sullo Stato i contributi dei funzionari sindacali, non è stato inventato solo dal sindacato cattolico. Così, dopo l'operazione che nel dicembre scorso aveva portato la Guardia di finanza a perquisire la sede cislina di via Tadino, ieri è toccato alla Uil. Su richiesta della Procura della Repubblica le fiamme gialle fanno scattare un sequestro preventivo per 400mila euro e notificano l'avviso di garanzia sia ai vertici sindacali che agli amministratori delle aziende che si sono prestati al trucco: ci sono studi di consulenza, piccole aziende, cooperative, ma anche colossi come la Edison. In tutto nove indagati. Un fenomeno, questo degli accordi illeciti sottobanco tra sindacati e proprietà, che solleva più di un interrogativo sui reali rapporti tra due fronti, in teoria contrapposti.
Secondo il decreto firmato da giudice preliminare Anna Calabi, il malcostume riguardava buona parte delle organizzazioni di categoria della Cisl: dalla Fim, la storica organizzazione dei metalmeccanici, ai postelegrafonici, agli «atipici» della Felsa, a Femca e Feneual, ovvero chimici e edili. L'accusa per tutti è di truffa allo Stato. E il meccanismo è identico a quello denunciato, nell'interrogatorio che ha dato il via all'inchiesta, dal dirigente Cisl Giuseppe Foti e basato sull'articolo dello Statuto dei lavoratori che consente il distacco sindacale degli attivisti che passano a lavorare a tempo pieno per le organizzazioni e che da esse vengono pagati. Piccolo problema: i contributi, nel periodo di distacco, non sono versati né dalle ditte né dal sindacato, ma dallo Stato, come figurativi. Per approfittare di questo strumento, Cisl e Uil facevano assumere i loro militanti presso le ditte compiacenti. Dove, in realtà, non mettevano piede neanche un giorno.
Dopo l'operazione contro la Cisl, la Finanza si è messa a spulciare tutti gli elenchi dei sindacalisti lombardi in distacco e li ha interrogati uno per uno. E anche tra i funzionari della Uil, sono saltate fuori storie surreali. Un'attivista, reclutata dai vertici regionali della Uil trasporti viene fatta assumere dalla Thalia Logistic, dove però non sapranno mai neanche che faccia abbia. «So solo che è stata assunta dalla cooperativa perché ho visto il suo nome su alcune buste paga», dichiara un'impiegata. Tale Angelo Colombini viene piazzato alla Montefluos, una branca del gruppo Montedison: «No, non vi ho mai lavorato - ammette quando lo interrogano - ricordo esclusivamente di aver sostenuto un colloquio conoscitivo con un dirigente di cui non ricordo il nome». Ci rimane (sulla carta) per vent'anni, l'Inps scuce per lui 240mila euro di contributi.
Giuseppina Franco viene piazzata nel 2015 alla Edison e anche lì nessuno si ricorda di averla mai vista lavorare. E via di questo passo.Dettaglio interessante già nel 2017 Foti era andato in Procura a denunciare il malcostume, ma nessuno gli aveva dato retta.
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