Sindaci in trincea sul rimborso Imu E il Pd vuole aumenti virtuali

Sindaci in trincea sul rimborso Imu E il Pd vuole aumenti virtuali

L'adunata dei sindaci a Palazzo Marino ieri mattina per reclamare dal governo il trasferimento «immediato» dei fondi Imu prima casa che non sono stati versati dai cittadini in virtù della cancellazione dell'Imposta partorisce un documento unitario per sollecitare il premer Letta su vari nodi della fiscalità locale. Il direttivo Anci ribadisce a chiare lettere che «la compensazione del gettito Imu dovrà considerare anche le aliquote deliberate dai Comuni nel 2013, come peraltro riconosciuto dal governo nell'incontro del 27 agosto». Un punto che agita la giunta Pisapia. Nel decreto votato dal governo a fine agosto si fa riferimento al gettito 2012. Ma il presidente Anci Piero Fassino ieri di fianco a Pisapia e al sindaco di Varese Attilio Fontana ricorda che all'incontro del 27 «era presente anche Letta» e «non abbiamo ragione di credere che la parola data in quell'occasione non sarà mantenuta». Tra il 2012 e il 2013, per le casse comunali c'è una differenza che è salita a 95 milioni di euro. Anche dopo la sospensione dell'Imu la giunta ha votato due aumenti «virtuali», confidando nella copertura totale da parte del governo. Per ora, un buco «virtuale». E se dalle liti romane dovesse rispuntare il pagamento dell'imposta prima casa, i milanesi si troverebbero un'inaspettata stangata di fine anno, non più l'Imu allo 0,4% ma allo 0,575 o, peggio, allo 0,6 visto che il Pd ha pressato anche ieri l'assessore Francesca Balzani per un terzo aumento (anche fino allo 0,6&) per compensare il calo dell'Irpef.
I Comuni attendono i fondi Imu e non scoprono le carte. Pisapia sfida il governo a «trovare insieme proposte ragionevoli, l'importante è che si dia uno stop ai rinvii e alle mediazioni basate sugli equilibri tra le forze politiche». I Comuni «sono allo stremo».

Se il governo non manterrà le promesse sui trasferimenti «siamo pronti a usare le nostre forme di pressione perchè non rappresentiamo una corporazione, non una parte del Paese, ma l'intera collettività». Anche Fassino senza scoprire le mosse ha detto: «Non resteremo passivi».

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