Cronaca locale

La sinistra che boicotta il futuro

A volte, quando le capita di incrociare l'attualità, l'inesorabile agenda delle ricorrenze gioca brutti scherzi: costringe a fare i conti con contraddizioni, incongruenze e paradossi. Perciò, proprio mentre Milano celebra con giustificatissima enfasi la nascita, mezzo secolo fa, della linea 1 della metropolitana, la amata Rossa; mentre la città ricorda con orgoglio i sacrifici e i disagi sopportati con un senso civico d'altri tempi per realizzare la madre di tutte le metropolitane italiane, proprio in questi giorni i milanesi e la politica milanese si chiedono se sia il caso di realizzare la linea 4, la Blu. Se la costruzione di una metropolitana giustifica i disagi e l'abbattimento di decine di alberi. Se, insomma, vale la pena di spendere tutti quei soldi. L'obiezione più stupida è poi quella secondo cui non avrebbe senso realizzare una linea tutta urbana mentre nasce la città metropolitana. Ma quella linea dovrebbe arrivare a Linate e i comuni del nord-est milanese hanno già fatto sapere che a loro farebbe un gran comodo. Se non volete una linea solo urbana allunghiamola rendiamola metropolitana. Argomenti pretestuosi e chi li porta avanti per bloccare l'opera dovrebbe chiedersi cosa ne sarebbe della città se cinquant'anni fa certe speciose confutazioni avessero avuto la meglio - per il Pci di allora, contrario, la metropolitana non era che «un tram per ricchi» - e la Rossa non fosse mai nata e così dopo la Verde, la Gialla, il Passante ferroviario, la Lilla (già, avremo una linea 5 senza la 4?). E pensare che allora i disagi erano enormemente maggiori perché non esisteva la prodigiosa «talpa» che oggi scava sottoterra. Oggi solo le stazioni si realizzano a cielo aperto. Basta vedere le immagini di allora: piazza Duomo e San Babila ridotte a enormi buche attraversabili solo su passerelle e ponteggi; corso Buenos Aires un'interminabile trincea e così da piazzale Loreto a piazzale Lotto. La gente sopportava senza lamentarsi? Niente affatto, si lamentava e come! Pensate solo ai commerciati di corso Buenos Aires. Si lamentava ma sopportava; protestava nella speranza di limitare i disagi che comunque accettava, sapendo che si stava scavando per la Milano del futuro, per quella metropolitana della quale si parlava fin dagli anni Venti, per un'opera che suggellava il prodigioso decennale lavoro di ricostruzione della città uscita semidistrutta dalla guerra e che ora si proiettava verso l'Europa. Ecco, questa è la differenza fra quei milanesi dotati di un forte senso civico e di ambizione collettiva e questi attuali piagnucolosi e lamentosi; fra gli amministratori di allora, progressisti senza essere di sinistra e i nostri contemporanei, immobilisti senza essere conservatori. Pare che la giunta e la maggioranza di Palazzo Marino siano divisi (come spesso capita alla sinistra) fra favorevoli e contrari alla linea 4. In realtà devono solo decidere se voglio passare alla storia come l'unico governo di sinistra della città ostile al trasporto pubblico, di cui aumenta del 50% il biglietto, sopprime linee di superficie rinuncia a costruire nuove metropolitane.

Pensando di cavarsela con qualche bicicletta.

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