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Sinistra e mezzo Pd in fuga «Se c'è Ncd ce ne andiamo»

Le «consultazioni» tra Sala e Lupi irritano gli alleati «Candidare il manager è dichiarare il flop di Pisapia»

É stato uno dei «garanti» delle primarie, fissate (teoricamente) il 7 febbraio. E ieri sul suo blog il giornalista Gad Lerner non si capacitava della reazione di Sel e sinistra radicale di fronte all'ipotesi, sempre più concreta, che Giuseppe - Beppe, come lo chiama anche il premier Matteo Renzi - si possa candidare sindaco del centrosinistra. É questa, domandava, «la democrazia degli sfasciaprimarie» quelli che dicono “se c'è Sala, non gioco?“». Fingere che Sala, sostiene Lerner, «sia un estraneo, indegno di partecipare a una consultazione fra i cittadini che si riconoscono nei valori civici e politici del centrosinistra, significa farsene un baffo della buona amministrazione di questi anni a Milano». A farsene un baffo, a dirla tutta, è proprio il manager Expo, che negli incontri con i colonnelli renziani del Pd in questi giorni ha chiarito benissimo la sua posizione: non è Pisapia, non può ripetere le promesse elettorali spese dal sindaco nel 2011 con l'ala radicale della sinistra e quei mondi (vedi i centri sociali) da cui è distante miglia. Eventualmente eletto, sarebbe più facile che mettesse in squadra assessori centristi piuttosto che di Rifondazione. Visto che il gergo calcistico va di moda in politica, dopo il vertice a Roma con i dirigenti nazionali della Sinistra Italiana, la coordinatrice di Sel Anita Pirovano e il capogruppo milanese Mirko Mazzali ribadiscono che finchè manca l'ufficializzazione di Sala, prosegue il percorso delle primarie. Ma chiedono a muso duro che il manager «smentisca le voci di incontro con l'ex ministro Ncd Maurizio Lupi e le ricostruzioni che lo vogliono anti-Pisapia». Incontro che c'è stato, lunedì. Ribattono anche alle accusa di slealtà: «Noi abbiamo giocato fin dall'inizio con la massima trasparenza, chiedendo primarie e schierandoci con l'assessore Pierfrancesco Majorino. Noi e i nostri dirigenti siamo preoccupati rispetto a quello che si sta manifestando, invece, nei salotti e nei bar: la volontà di normalizzare l'esperienza milanese. Dovremmo sentire il programma, ma ad oggi Sala è in discontinuità con il progetto arancione di Pisapia, e se è così non ci stiamo». Diversi a sinistra iniziano a sperare «nel miracolo». Tradotto: un ripensamento di Pisapia per «evitare che la sua esperienza vada in frantumi».

Sel pronta a smarcarsi, ma mezzo Pd manda segnali chiari ai renziani. Non un esponente minore, ma il capogruppo in Comune Lamberto Bertolè dichiara che «Formigoni, Lupi e i loro, neanche sotto le mentite spoglie di una lista civica hanno nulla a che spartire con il centrosinistra e il nostro lavoro di questi anni. Lavoro che deve continuare». L'incubo, che sembra prendere forma, è che Milano diventi prima città-laboratorio del «partito della nazione». Il comunicato di ReteDem sintetizza la linea: «Parte del Pd vuole superare l'esperienza arancione, noi vogliamo continuarla e migliorarla. Formigoni, Lupi e Ncd sono altra cosa, non conciliabile con i nostri valori. Puntare su Sala sarebbe una sconfessione del nostro governo della città, come dire “avete governato male“.

Ci batteremo alle primarie per Majorino, ma primarie che vedessero in qualche modo coinvolto Ncd non sarebbero primarie della nostra coalizione». La coordinatrice nazionale Dem Barbara Pollastrini richiama all'«unità del centrosinistra». Quasi un miraggio ormai.

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