I più velenosi sul web scrivono che «il male che sta facendo Pisapia non è solo vagare tra la demagogia più farlocca e la mancanza di un'idea di governo che sia una» ma «dimostrare che un sedicente sindaco di sinistra è completamente inutile». Tanta rabbia deve covare da una somma di delusioni in chi ha creduto nel sogno arancione, non si spiega solo con l'origine del commento: l'endorsement di Giuliano Pisapia a Matteo Renzi come segretario del centrosinistra. Alle primarie, ha detto giorni fa il sindaco, «potrei votare per lui. É l'unico candidato che può portare unità a sinistra allargando il consenso. E non è vero che è di destra» ha rimarcato quasi a convincere i compagni che contestano le idee del sindaco di Firenze. Ma un comunista duro e puro come Francesco Rizzati, ex consigliere comunale, ha ironizzato: «Giuliano, quante volte ti ho detto di portarti il cappellino quando vai alle manifestazioni?». Vuol prendere quelle dichiarazioni come un colpo di sole, visto che sono andate in onda dopo la sfilata al gay pride a cui il sindaco ha partecipato. Rizzati ci tiene a dire la sua «da comunista, come già fatto in precedenza quando sostenemmo Bersani contro, guarda caso, Renzi. É giusto che si decida, o il neopopulismo liberista di Renzi o qualcuno che declini decentemente il concetto di sinistra». E almeno lui sa da che parte stare. Ha saputo invece passare in scioltezza dal ruolo di portavoce milanese della mozione per Bersani premier a neo-renziana il vicesindaco Lucia De Cesaris: dopo l'apertura di Pisapia si è allineata. A favore l'assessore Pierfrancesco Majorino che sogna già la caduta del governo Letta». Suggeriva ieri: «Dovremmo dargli noi ancora qualche mese di vita, senza farci troppe illusioni. Invece ho la sensazione che molti confidino in una prospettiva di medio-lungo termine». In consiglio comunale si coglieva un certo imbarazzo nei banchi della maggioranza. «Tutti renziani, anche la De Cesaris?» chiedeva un po' sorpreso il cattolico del Pd Andrea Fanzago. Carlo Monguzzi (Pd) ironizza, «ormai si dividono tra renziani della prima ora, nuovi e chi non lo è già più». Lui si chiama fuori. Il presidente dell'aula Basilio Rizzo, rilegge il Pisapia-pensiero: «Non si è schierato, non ha fatto una chiusura aprioristica. E ha precisato che il futuro segretario non sarà automaticamente candidato premier. E io spero che in quel ruolo potrò votare proprio il mio sindaco». L'ex assessore alla Cultura Stefano Boeri osserva la svolta degli arancioni a renziani e si augura che «non sia una mossa tattica, ma legata a un profondo convincimento sulle politiche da attuare su lavoro, cultura». Si legge dell'ironia.
Roberto Caputo, esponente provinciale Pd, nota invece che «nella giunta Pisapia la confusione regna sovrana. Si avvicina il congresso Pd e Milano dopo mesi di assoluto silenzio si risveglia improvvisamente e professa un improvviso amore per Renzi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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