Cronaca locale

La sinistra si ribella al no del questore «In piazza lo stesso»

La sinistra si ribella al no del questore «In piazza lo stesso»

Il divieto del questore Luigi Savina al presidio chiesto dalla sinistra per impedire il tradizionale ricordo di Sergio Ramelli, Enrico Pedenovi e Carlo Borsani non è bastato. E ieri Valter Boscarello della Rete antifascista milanese è tornato a dire chiamare a raccolta i suoi. L'appuntamento è sempre per il 29 aprile, la data in cui la questura lo diffida «dal tenere qualsiasi manifestazione che possa, per le sue modalità, costituire pregiudizio per l'ordine e la sicurezza pubblica». Ma lui proprio quel giorno invita alla «mobilitazione per ribadire il valore antifascista della città». Perché «il divieto della questura non è tollerabile». Con lui il presidente provinciale dell'Anpi Roberto Cenati che dice di aver consegnato a questore e prefetto insieme alla Cgil e al presidente della Zona 3 un esposto per impedire la manifestazione della destra che invece la questura è intenzionata ad autorizzare.
Lo hanno detto ieri nella prestigiosa Sala Alessi di Palazzo Marino, concessa alla Sinistra x Pisapia che ha organizzato il convegno «Le destre populiste e radicali in Europa. Un pericolo per la democrazia». Occasione per riflettere, dice la consigliera Anita Sonego (Sinistra x Pisapia), «su questo vento tremendo di destra che sta soffiando su tutta l'Europa». Tra gli interventi quello magistrale del professor Giorgio Galli che cita Ezra Pound e rimprovera alla sinistra di aver lasciato alle destre la critica al capitalismo. Poi relazioni sulle prepotenti avanzate (elettorali) dei partiti neofascisti come il Front national di Marine Le Pen in Francia, Alba dorata in Grecia e Jobbik in Ungheria che marciano (letteralmente) oltre il 20 per cento.
Il «Comitato permanente antifascista contro il terrorismo per la difesa dell'ordine repubblicano» grida all'apocalisse per «le recrudescenze del neofascismo e del neonazismo e l'avanzata della destra più nera». Ma l'occasione serve per far rientrare nell'allarme anche quel sangue di vinti che ogni anno in sempre di più si ritrovano a Milano a ricordare. Non tre crudeli nazisti o neonazisti, ma uno studente diciannovenne del Fronte della gioventù (Ramelli) sprangato a morte da Avanguardia operaia sotto gli occhi della madre Anita, un mite avvocato (Pedenovi) con la sola colpa di essere consigliere provinciale del Msi e una medaglia d'oro al valor militare e cieco di guerra (Borsani) trucidato dai partigiani a guerra finita e trascinato su un carretto dell'immondizia.
Intervenendo il presidente del consiglio comunale Basilio Rizzo (anche lui Sinistra x Pisapia) ricorda che da quando è sindaco Giuliano Pisapia la vigilanza antifascista rimane alta. E che in tutti i consigli di Zona è stata approvata la mozione che chiede di negar la piazza alle manifestazioni della destra, di cui quella per Ramelli, Pedenovi e Borsani è considerata paradigma. Mozioni che, assicura Rizzo, saranno consegnate al sindaco sperando di bloccare in tempo quella del 29. Anche se a leggere ciò che scrive il questore appare chiaro che a essere pericoloso non è quel corteo, ma il fatto che in passato proprio la presenza degli antifascisti «ha determinato criticità sotto il profilo dell'ordine pubblico». A testimoniarlo l'elenco dei precedenti come l'assalto degli «aderenti ai circuiti antagonisti cittadini» al consiglio di Zona 3 che il 15 aprile 2010 discuteva la concessione del patrocinio alla commemorazione di Ramelli. Ma «troppe volte - ammoniva ieri Rizzo - diamo per scontato che la coscienza antifascista sia condivisa». E l'avanzata delle destre è inevitabile «finché consentiamo che quei disvalori possano essere riproposti alla luce del sole nelle nostre strade e nelle nostre piazze».

Come a dire che per evitare che certi partiti e certe idee arrivino anche in Italia al 20 per cento, è opportuno preventivamente impedir loro di manifestare e farsi conoscere.

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