Il progetto è ambizioso: «far cantare tutto il mondo, stonati compresi». Un sogno che unisce arte e tecnologia, musica e interattività. E che ha portato sei giovani umbri, milanesi di adozione, ad inventare Vokalia, «una piattaforma online dedicata alla vocalità». Tradotto: un sito internet dove trovare tracce audio di altissima qualità, realizzate dai coristi della Scala di Milano, ed imparare a cantare guidati dai professionisti del tempio della musica classica.
Il funzionamento è semplice: basta iscriversi online, scegliere da un fornito catalogo il brano che si vuole conoscere e ascoltarlo. Sullo schermo scorre lo spartito interattivo e sincronizzato rispetto all'audio. Si può decidere quale voce isolare, se il soprano, il tenore, il basso e via dicendo. E per comprendere meglio un passaggio vocale tra una nota e l'altra, basta rallentarne l'esecuzione.
Sia chiaro: per realizzare correttamente l'«Hallelujah» di George Frideric Handel, Vokalia ovviamente non basta. «Non sostituisce il lavoro fatto in prova con il direttore - sottolinea Alberto Carlini, coordinatore di Vokalia - ma può facilitarlo dando la possibilità a tutti di fare pratica». Anche dal proprio salotto di casa.
Il progetto parla decisamente milanese. E non solo perché ha vinto il bando «Innovazione culturale», sostenuto da Fondazione Cariplo, e quello «Startup in rete», promosso dal Comune di Milano. Ma anche perché per registrare le canzoni che compongono il catalogo sono stati coinvolti i coristi del coro del Teatro alla Scala. Da Azusa Kubo (soprano) a Marzia Castellini (contralto), passando per Giorgio Tiboni (tenore), Giorgio Valerio (basso) e Davide Baronchelli (basso). Il tutto sotto la direzione artistica del maestro Antonio Eros Negri. «Abbiamo chiesto a loro - spiega Letizia Dottorini, responsabile della comunicazione - perché ci serviva una grande solidità tecnica ed interpretativa oltre che a una grande versatilità e capacità di adattamento. Tutte qualità rare da trovare». Ma più che diffuse nel coro del teatro d'opera di Milano.
Vokalia
diventa così uno strumento per rendere la musica più accessibile e divertente. «Il canto non è noioso né un prodotto per pochi - fa notare Letizia - È un mezzo di rigenerazione fisica, sociale e psicologica».
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