Lo smog è un'emergenza Ma la politica «bisticcia»

Il Pd contro la Regione per la sospensione dei blocchi delle auto inquinanti. E De Corato attacca il Comune

Tutti contro tutti. O quasi. E sono polemiche anche sull'emergenza smog che, se non diventa un caso politico poco ci manca. E fa un po' sorridere ( si fa per dire...) che su un'emergenza di salute pubblica si trovi modo e tempo per far guerre di posizioni. A dar fuoco alle «polveri» che in questi giorni sono ormai costantemente sopra i limiti, è la consigliera delegata all'Ambiente della Città metropolitana di Milano, Anna Scavuzzo che propone alla Regione Lombardia l'apertura di un tavolo sulla qualità dell'aria che permetta di condividere strategie su vasta area, ma non risparmia critiche al Pirellone dopo la sospensioni dei blocchi alle auto più inquinanti in occasione degli scioperi di Atm e Trenord di questi giorni: «La scelta di revocare lo stop- spiega la Scavuzzo- credo sia stata un'azione dirompente per una città metropolitana che in questo momento si trova in uno stato di emergenza permanente rispetto al superamento delle soglie che crea un problema disalute pubblica. Il tema del contrasto all'inquinamento è un tema di Salute Pubblica. Ogni amministrazione, ad ogni livello, non può non sentirsi chiamata in causa e noi amministratori abbiamo il dovere di agire per la salute dei nostri cittadini. Il Protocollo è un punto di partenza che ci deve vedere uniti. Alla Regione Lombardia chiedo un segnale chiaro». In scia arrivano Legambiente, per cui è assurdo revocare i blocchi per gli scioperi visto che i mezzi pubblici comunque devono rispettare le fasce di garanzia, e anche il Pd con Giuseppe Villani, consigliere regionale e capogruppo in VI commissione Ambiente al Pirellone: «Il problema è sempre più grave, generalizzato e investe tutta la regione- spiega- e dover retrocedere da misure di contenimento degli inquinanti atmosferici, per di più in una fase critica come questa, è una sconfitta per tutti». E dal Pirellone la risposta non si fa attendere. É lo stesso governatore Roberto Maroni a chiarire che se c'è un volontà di collaborare per uscire dall'emergenza il Pirellone è pronto e non c'è nessuna volontà di tergiversare: «Gli incontri da parte degli Enti locali sull'emergenza smog? Sono sempre benvenuti- spiega il presidente lombardo- Abbiamo tecnici che valutano queste cose, non sono l'assessore o il presidente della Regione a prendere queste decisioni. Quindi siamo disponibili a incontrare chiunque per decidere cosa fare. L'inquinamento è un problema e bisogna risolverlo tutti insieme». E uno dei primi passi è stato il vertice di ieri mattina alla Città Metropolitana per l'adozione di un protocollo comune: «L'incontro è stato positivo - spiega Marco Barbieri, vicesegretario di Confcommercio Milano- Sono però preoccupato per l'atteggiamento delle amministrazioni dell'area metropolitana sull'applicazione di un protocollo partito ormai tre anni fa con la vecchia amministrazione provinciale che viene di fatto non applicato dai comuni che l'hanno sottoscritto, al di fuori di Milano, Sesto San Giovanni e Cinisello. Manca una volontà politica». Blocco delle auto inquinanti, riduzione delle temeprerature dei riscaldamenti e controlli che per essere efficaci quindi devono essere applicati da tutti. Questa è la direzione. Che nei giorni scorsi ha indicato anche l'assessore alla Mobilità del Comune di Milano Pierfrancesco Maran: «Le misure? - ha spiegato - Certo se non fosse solo Milano ma anche tutta la Lombardia ad applicarle le cose andrebbero anche molto meglio. Tutti gliesperti ci dicono che bisogna fare delle cose su vasta area visto che non èMilano, ma tutta la pianura padana ad avere pm10 alto. Io auspico che si aggiungano misure a livello lombardo, anche nel nord Italia perché anche Piemonte e Veneto ne hanno bisogno».

A Maran replica il vicepresdiente del consiglio comunale Riccardo De Corato: «Ci ha messo cinque anni ma alla fine Maran ha capito che le misure antismog servono solo se applicate a livello di Pianura Padana e non di sola Milano- aspiega- Che lo capisca sei mesi prima della fine del mandato e non all'inizio non è certo il massimo per la città. In ogni caso, adesso Maran può spiegare perché se la soluzione non può essere cittadina, sono stati vessati due volte i milanesi, prima con Area C e adesso con le misure antismog che pesano sul bilancio del Comune»

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