Soccorso lombardo per Alitalia

Nel giorno in cui viene confermato l’ennesimo sciopero del personale Alitalia, fatalmente destinato ad aggravare la crisi della compagnia (e a deprimerne ancor più il valore di mercato) sembra prendere corpo, con la regia del Comune di Milano e della Regione Lombardia, una iniziativa che potrebbe cambiare radicalmente i giochi: la formazione di una «cordata» di imprenditori e finanzieri lombardi per l’acquisto di Alitalia, con il fine principale di salvaguardare la posizione di Malpensa e i collegamenti internazionali che oggi assicura (e che potrebbe garantire ancora meglio se la compagnia di bandiera perdesse alcune deteriori caratteristiche romanocentriche). Si tratta, cioè, di una operazione più politica che economica, ispirata dalla necessità di Milano di conservare il suo hub in vista del crescente ruolo internazionale che ha deciso di assumere e, non da ultimo, della Expo mondiale che ha chiesto di organizzare nel 2015. Sarebbe, in effetti, un pessimo biglietto da visita per la città se, al momento della assegnazione della manifestazione, avesse perduto anche una piccola parte dei voli intercontinentali che oggi vi fanno scalo: ma, se l’acquirente di una Alitalia sempre più disastrata fossero Air France o anche Lufthansa, che hanno i propri hub a una distanza di meno di un’ora di volo da Milano e farebbero l’acquisizione in funzione dei propri interessi, una certa marginalizzazioine dello scalo varesino sarebbe quasi inevitabile. Inutile dire che l’operazione «cordata lombarda» è ancora nella fase embrionale e deve comunque superare una serie di ostacoli. Il primo è legato alle condizioni che il governo sembra attaccare alla vendita della compagnia, soprattutto per quanto concerne i livelli occupazionali: nessun imprenditore privato, per quanto sostenuto dalle istituzioni come in questo caso, è in linea di principio disposto ad accollarsi un’impresa fallimentare senza avere mano libera per il suo risanamento. Il secondo è la difficoltà di mettere d’accordo interessi non necessariamente coincidenti prima di assumersi la gestione di un’impresa molto specialistica, molto rischiosa e attualmente in drammatica perdita come è quella di una compagna aerea. Il terzo, ma forse il più facilmente superabile se, per una volta, l’establishment politico ed economico cittadino, si trovano d’accordo, è il reperimento dei capitali nel poco tempo a disposizione. Ci si muove, comunque, su un terreno nuovo, di una collaborazione regionale tra pubblico e privato che richiede grande apertura e grande lungimiranza da parte di tutti ma che potrebbe risultare assai interessante per la città.
Sembra che, nel quadro della operazione, si voglia mettere di mezzo anche il famoso «Tavolo per Milano», che secondo Letizia Moratti ha dato fin qui qualche buon risultato. Nella fattispecie, tuttavia, un appoggio del governo non può essere dato per scontato.

Una iniziativa che ha come obiettivo numero uno il futuro di Malpensa come hub sarebbe infatti fatalmente penalizzante per Fiumicino, che non mancherà di organizzare le sue difese. Ma la situazione di Alitalia è tale che, se la Lombardia riuscirà a presentare una offerta seria e il Lazio non avrà nulla di equivalente da contrapporle, il governo non potrà fare molto il difficile.

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