Coronavirus

Via (soft) al Green pass in ristoranti e musei "Sacrificio necessario se ci evita di chiudere"

Il bel tempo (e i dehors) ora limitano i disagi. Ma il vero test sarà con la pioggia e il freddo

Via (soft) al Green pass in ristoranti e musei "Sacrificio necessario se ci evita di chiudere"

«Chi ha il Green pass può consumare all'interno del locale, a chi non lo ha diciamo di fare il take-away o di accomodarsi fuori nel dehor...». È questa la risposta più diffusa tra i ristoratori e gli esercenti della città nel primo giorno di entrata in vigore del nuovo decreto. Va così. Pare sia un inizio «soft» perché la bella stagione permette per chi non ha il «lasciapassare» di accomodarsi all'esterno ma nonostante tutto il Green pass pare accettato e tollerato nella speranza, neanche tanto nascosta che, sia questa la soluzione che scongiuri nuove chiusure. Il «patto» è chiaro: si accetta la limitazione ma di futuri lockdown nessuno vuol più sentire parlare. «Speriamo che il Green pass scongiuri ulteriori chiusure ad autunno dal momento che siamo stati già chiusi sei mesi- spiega Carlo Squeri, segretario di Epam, l'Associazione Pubblici Esercizi di Milano- Le criticità maggiori riguardano l'impiego per gli esercenti di personale supplementare per il controllo della documentazione e la gestione con i clienti che potrebbero essere in alcuni casi restii a dare il documento d'identità».

Rilevi sono mossi anche al fatto che solo gli under 12 sono esentati dall'esibire il Green pass. «Il rischio - sottolinea Squeri - è che le famiglie con figli dai 13 anni in su rinuncino ad andare a mangiare fuori». In sostanza, l'obbligo del Green pass per consumare dentro i ristoranti, bar e locali è un provvedimento oneroso per le attività. «In questi primi mesi avremo modo di testare e di cercare di organizzare al meglio la procedura - conclude Squeri - per poi essere rodati quando i clienti non potranno più stare fuori». E se il bel tempo ha evitato tensioni nel primo giorno del provvedimento in locali e ristoranti lo stesso si può dire per mostre e musei. «Nessun disagio o code l'accesso alle strutture - spiega il Comune in una nota - In particolare, i visitatori delle mostre di Palazzo Reale, del Museo del Novecento e del Museo del Duomo erano quasi tutti muniti della certificazione verde, in formato digitale o cartaceo, necessaria per poter entrare. All'ingresso i dipendenti comunali in pochi secondi hanno scannerizzato il Qr-code e controllato i documenti d'identità per verificare la corrispondenza dei dati. Non ci sono stati problemi anche se ci sono pochi visitatori, per lo più turisti».

Ma al di là del Green pass si guarda anche ad altri aspetti che la città dovrà affrontare per la ripartenza dopo le vacanze. A cominciare dal nodo dei trasporti, per i quali il «lasciapassare» non è richiesto, e della riapertura delle scuole. «In vista dell'imminente ripresa della scuola Milano ha bisogno di un trasporto pubblico più efficiente e sicuro dal punto di vista sanitario per non ritrovarci nella stessa pesante situazione dell'anno scorso - spiega il candidato del centrodestra Luca Bernardo - Cosa intende fare l'amministrazione Sala? Ha un progetto concreto per affrontare una questione così importante? Alla luce della volontà del governo di tornare fin da subito alle lezioni in presenza, la giunta rischia di essere già fuori tempo massimo. A Milano, vorrei ricordarlo, ci sono oltre 200 mila studenti. Molti snodi nevralgici della città poi sono ostruiti da cantieri: anche qui il tempo è scaduto... Di questo passo - continua il candidato del centrodestra - settembre rischia di diventare un delirio per i cittadini, i quali meritano risposte, non slogan a uso e consumo dei social. È giusto incentivare la mobilità sostenibile ma allo stesso tempo non si può continuare a demonizzare gli automobilisti. Il trasporto privato mai come di questi tempi, se gestito con lungimiranza, può risultare determinante per una gestione sicura della città.

Milano ha bisogno di idee pratiche, non di ideologie».

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