Voci di Milano

Il sogno è la Milano d'acqua "La Darsena? Incompiuta"

Progetto da 400 milioni e ora un nuovo referendum (vincolante) Ma la riapertura dei canali divide: "Fantasie". "No, è necessario"

Il sogno è la Milano d'acqua "La Darsena? Incompiuta"

È la zona dell'acqua, la 6. Della Darsena riaperta e dei Navigli, eterno sogno. Lo studio di fattibilità firmato dal Politecnico ha stimato in 400 milioni circa il costo della riapertura. «Ma in questi anni non è stato fatto niente» spiega il radicale Lorenzo Lipparini, che lavora a un nuovo referendum (stavolta vincolante). «Solo la Darsena, ma se non si trasforma in un terminal resta una specie di laghetto per le papere» commenta, mentre la consigliera Tiziana Garlato spiega che «è un fiore all'occhiello con problematiche tecniche». Idee non distante da quella di Piermario Sarina, leghista e candidato presidente del centrodestra: «La Darsena, realizzata con fondi Expo e progetti precedenti - dice - oggi mi sembra una mezza incompiuta». E sui Navigli è scettico: «La Milano d'acqua non mi dispiace ma il piano è invasivo, dobbiamo vedere le priorità». Di priorità e vincoli di spesa parla anche la capogruppo Pd Doris Zaccaria: «Sarebbe un'occasione fantastica per il turismo ma bisogna verificare le risorse e in questo momento sceglierei il sociale». La sinistra non ha ancora un candidato: «Hanno un approccio ideologico - spiega l'azzurro Fabrizio Prati - in Consiglio la fa da padrona la presidente di commissione Cultura. Non si parla mai di sicurezza, solo iniziative ideologiche e patrocini per mettere cappello su tutto».

La movida è croce e delizia della zona e l'equilibrio fra divertimento e residenti è fragile e precario: «Ci sono rimostranze ma si sta cercando di riqualificare la zona - spiega Zaccaria - Abbiamo cercato di far sì che non ci fossero solo pub ma anche cultura, esempio la ex Fornace e la Casa di Alda Merini». Sarina vede per la movida un possibile parziale spostamento (volontario e incentivato) verso la zona «post-Expo». Per il centrodestra, l'equilibrio non c'è. Carlo Goldoni, capogruppo leghista, assicura che «la vita dei residenti è diventata impossibile. Si è passati da 3 mesi a una movida 365 giorni all'anno». Goldoni considera deludente la Darsena: «Uno spazio eventi, dove ogni tanto appare qualcosa». Ma «in questi anni - sintetizza - il sogno arancione è naufragato nel nulla. Anche in piazzale Negrelli e al Campo Colombo, due ferite emblematiche». Massimo Girtanner è stato presidente e si ricandida con l'obiettivo di far parte della squadra. «Sinistra inconcludente» dice citando «qualche piazza intitolata». L'emergenza per lui si chiama «Giambellistan». «Dobbiamo andare a vedere le assegnazioni delle case popolari. Basta guardare i negozi per capire che non va bene così». E anche per l'esponente di Fdi la movida è fuori controllo: «Non c'è un vigili, i residenti scapperanno. E anche in via Tortona accadrà lo stesso». Anche per il capogruppo azzurro Giovanni Esposito «non è stato fatto niente, solo piazza Miani». «La viabilità è un problema - spiega parlando della M4, altra incognita - e i commercianti stanno chiudendo, anche il bando per 10mila euro non serve e molto ed è restrittivo». E fra i problemi: «Centri sociali e occupazioni abusive».

E cita via Manzano.

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