Ferruccio GattusoPer la prima volta insieme, una vita insieme. La prima condizione è quella della realtà, la seconda è quella della finzione scenica che prende, però, il corpo di un'assoluta realtà. Si deve al talento di Massimo Dapporto e Tullio Solenghi all'esordio professionale in coppia, nonostante un'antica amicizia l'alchimia che sta alla base di Quei due, commedia diventata un classico di Charles Dyer, in cartellone al Teatro Manzoni da giovedì al 17 aprile (ore 20.45, domenica ore 15.30, ingresso 35-23 euro, info 02. 76.36.901).Nell'adattamento dello stesso Dapporto la piéce, con le scene di Massimo Bellando Randone e la regia di Roberto Valerio, recupera l'ambientazione originale: in un piccolo negozio collocato in un sottoscala nella periferia di Londra, intorno alla metà degli anni Sessanta, una coppia di barbieri che vivono una relazione gay ultratrentennale - Charlie (Dapporto) e Harry (Solenghi) - si stanno facendo pelo e contropelo. Maneggiando il rasoio ma anche la dialettica.Un radicato affetto, piccole ripicche, una moderata violenza psicologica, recriminazioni e parecchio orgoglio da entrambe le parti sono il cocktail che li fa scontrare e li tiene insieme, inseparabili eppure sempre sul punto di lasciarsi. Due importanti prove attendono all'orizzonte Charlie: l'arrivo in città della figlia, «un errore di gioventù» ai tempi in cui era eterosessuale e un processo in tribunale per aver indossato abiti femminili in un locale pubblico, atto passibile di condanna secondo quel «Buggery act» adottato nel Regno Unito nel 1533 e abolito solo nel 1967.Affrontare queste prove significa affrontare sé stessi, e andare al cuore della propria relazione. Portato sul palcoscenico in Italia da Paolo Stoppa e Renzo Ricci, sullo schermo da Richard Burton e Rex Harrison, Quei due è tornato sulle scene del nostro paese grazie all'inedita coppia Dapporto-Solenghi.«Da anni io e Tullio pensavamo a lavorare insieme - spiega Dapporto, cui si deve la decisione di portare la commedia di nuovo in scena insieme al produttore Angelo Tumminelli . Questa ci sembrava la sfida giusta. L'intesa è stata immediata, ma certo non dovevamo imparare a conoscerci. Perfino la scelta dei ruoli è stata naturale: io sono un ex attore che millanta una fulgida carriera passata nel mondo dello spettacolo, Tullio è la parte più femminile della coppia».Conferma Solenghi: «Mi sentivo tagliato per il ruolo di Harry, quello che porta la dose più frizzante e ironica nella storia. Qualche anno fa, dico la verità, pensavo di portare in scena questa stessa commedia insieme a Massimo Lopez, finivo per ripensarci temendo la cupezza di certi passaggi. L'adattamento molto intelligente di Dapporto ha dato al testo quel colore che mi ha convinto».Qualsiasi superficiale analogia con la celebre opera Il Vizietto viene smontato immediatamente da Dapporto: «Il testo di Dyer è di molto antecedente spiega l'attore e senza nulla togliere a Il Vizietto qui a vincere è una sofisticata ironia mista al dramma. Non la si mette mai in burletta, insomma.
Quei due è un testo che sembra scritto oggi: negli anni '60 poteva essere percepito solo come un problema sessuale, oggi la sensibilità mutata ce lo fa percepire come un dramma essenzialmente umano». D'altra parte ormai oggi le scene, cinematografiche e teatrali, insistono con una certa regolarità sulla tematica delle coppie dello stesso sesso. Quei due è l'occasione per riderci un po' sopra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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