Il solito ultimatum della Lega: «Formigoni ci dia retta o a casa»

«O ci dà retta o tutti a casa». Il nuovo attacco della Lega al governatore Roberto Formigoni, arriva dal palco di Venezia dove ieri si è celebrata la Festa dei popoli. E il segretario lombardo Matteo Salvini ha ribadito la lista della spesa, ma soprattutto ha confermato l'ultimatum al governatore. Con il segretario della Liga Veneta, il maroniano di ferro Flavio Tosi che al di là di ogni tatticismo ha mosso le truppe leghiste: «Speriamo di vincere presto e di conquistare anche la Lombardia, così avremo il grande Nord, con Veneto e Piemonte, portando a casa il nostro primo disegno».
Chiaro che così Formigoni sarebbe costretto proprio dall'alleato leghista a lasciare in anticipo Palazzo Lombardia. Magari già a primavera con le elezioni regionali da accoppiare alle politiche. Perché oltre alla Lega, ad essere in fermento c'è anche l'area ex an, piuttosto contrariata per molti motivi. Non ultima l'ennesima nomina in quota Forza Italia di Elisabetta Parravicini alla presidenza dell'Arpa Lombardia al posto di Enzo Lucchini.
Ma tornando a Venezia e a Salvini, la sfida a Formigoni è piuttosto chiara. «Nord perbene - la sua arringa - dacci una mano. O ce la facciamo adesso o non ce la facciamo più». Poi «un messaggio a Roberto Formigoni: se vuoi continuare a fare il presidente della Lombardia, o dai retta alla Lega e togli i ticket sanitari e aiuti le imprese agricole, o tutti a casa. E ridiamo la parola ai cittadini».
Parole che hanno immediatamente provocato la reazione di Paolo Valentini. «Caro Salvini - la replica del capogruppo del Pdl in Regione -, non dimenticare mai che gli obiettivi che tu chiedi alla giunta lombarda riguardano deleghe affidate a tuoi assessori. Quindi, se non ci sarà un taglio dei ticket, licenzierai Bresciani e se non ci saranno aiuti alle aziende agricole licenzierai De Capitani. Salvini ricordatelo: in Lombardia governi anche tu». Un duello che fa capire bene come ormai i nervi siano tesi e i toni alti.
Perché seppur più diplomatico, anche il vice presidente leghista Andrea Gibelli ci va giù piuttosto deciso. «La Lombardia, insieme a Veneto e Piemonte, deve prendere una strada obbligata: mettere in campo azioni concrete a tutela del Nord. I governatori Zaia e Cota lo stanno già facendo e se questo non accadrà anche in Lombardia, noi non staremo un giorno in più». E anche qui è pronto l'ultimatum. «Il presidente Formigoni ci dica se è con la Lega o invece contro la Lega.

Ci deve dire se vuole seguire la Lega nella strada che abbiamo tracciato dagli Stati generali del Nord: ascoltare tutto il mondo produttivo del Nord, perché grazie al loro contributo, noi mettiamo Prima il Nord, prima le imprese e le famiglie del Nord». E per chi cercasse di edulcorare, «se Formigoni - ha concluso il capo delegazione in giunta regionale - ci vuole seguire bene, altrimenti noi andiamo avanti da soli».

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