Cronaca locale

Sono 54 le fontane che fan bella la città

Funzionanti o a secco, luccicanti o in totale degrado: ecco la mappa degli zampilli pubblici E da due esce acqua solforosa

Massimo Piccaluga

Molte scintillano splendenti. Altre sono a secco da anni. Alcune hanno problemi di vecchiaia con gli zampilli affievoliti dal calcare nelle tubature. Certe ricordano il Mar dei Sargassi a causa delle mucillagini. Sono ben 54 le fontane presenti nei luoghi pubblici di Milano. E dunque come stanno i «monumenti acquatici» più rappresentativi di Milano? In centro va tutto bene o quasi: la prima fontana pubblica, ideata nell’omonima piazza da Giuseppe Piermarini e Giuseppe Franchi nel 1780, ha belle panchine e begli alberi attorno. Scroscia allegra ed è pulita. Così anche il fontanino dei Tritoni in via Romagnosi angolo Andegari. Pure le fontane di piazza Cadorna zampillano che è una meraviglia. Peccato che la loro fruizione sia puramente estetica: niente panchine mentre tram, auto e bus rendono impossibile attraversare per raggiungerle. Da poco è stata ripulita da mucillagini e fogliame anche la bella vasca in marmo dei Giardini Pubblici. Al Parco Sempione c’è una delle due fonti - l’altra è in viale Piceno - da cui sgorga acqua solforosa. Il luogo è piacevole, la fontana è ottagonale e l’acqua zampilla lieta da altrettante cannelle. In buone condizioni pure la suggestiva fontana dedicata nel 1936 a Giuseppe Grandi nell’omonima piazza. Però la cascatella sul monolite è quasi soffocata dal muschio. Acqua trasparente e fondo in ordine per la fontana-monumento ai caduti in piazza Gran Paradiso, a Niguarda, e semaforo verde anche in piazza Anita Garibaldi a Baggio, dove otto getti concentrici ricadono al suolo con un delizioso scroscio di cascatella.
Le cose si complicano per quattro fontane che da tempo non vengono pulite. Le fontane di viale Filippetti (all’altezza del civico 9), piazza Leonardo da Vinci, Largo Cavalieri di Vittorio Veneto e piazza Gabriele Rosa sembrano acquitrini più che arredi per recare benessere. I getti sono ridottissimi a causa dei depositi calcarei e in acqua navigano spesso cartacce e lattine.
Degrado vero e proprio invece è visibile ai lati dell’ingresso al Sacrario, in piazza Caduti milanesi: ci sono due fontane tonde e simmetriche in cui sembra che qualcuno si diverta a buttare immondizia. Sos guano, invece, in piazza Tricolore tutt’intorno ai sette cilindri ad acqua sormontati dalla grande aquila opera di Aligi Sassu. Degradata anche la cascatella nei giardinetti di viale Monte Nero e una situazione simile è riscontrabile in piazza Gasparri al quartiere Comasina: l’acqua che esce dalla scultura centrale di Nino Cassani non è un getto ma un pianto greco. Nel 2002 questa fontana è costata 140 mila euro di manutenzione.
Zampilli inspiegabilmente spenti (ne avrebbe ben 25) per la giovane creatura di Luigi Caccia Dominioni in piazza San Babila e pure per l’ampio bacino di Largo Marinai d’Italia. La «torta degli sposi» in piazza Castello è zampillante solo ai bordi, mentre il gagliardo pennacchio centrale è spento. Zampilli «affaticati» sono visibili sulla bella vasca rettangolare in via Benedetto Marcello mentre nessuno dei 28 getti della grande vasca in granito di piazza Tirana risulta in funzione.
Completamente asciutte la bella vasca tonda in largo Donegani e quelle di piazza Gramsci, piazza Stovani a Baggio, piazza Bausan, via delle Betulle al Quartiere Olmi e viale Regina Margherita.
«Le Quattro Stagioni» è il nome della più grande vasca cittadina ubicata in piazza Giulio Cesare. Pur funzionando a meraviglia è completamente invisibile a causa dei molti pullman che sostano proprio lì davanti. Stesso problema per il bel blocco ottagonale di viale Piceno all’altezza del civico 17: una piccola oasi di quiete turbata da troppe auto parcheggiate. Invisibile anche il delizioso fontanino circolare a tre alzate che rallegrava piazza Costantino a Crescenzago: l’opera è stata inspiegabilmente nascosta da un chiosco di fermata dell’autobus 56. «Dimenticata» la fontana-monumento a Pinocchio nei giardini di corso Indipendenza: è asciutta e relegata in un cantiere. Pantano, cartacce e guano fanno compagnia alla statua del San Francesco in bronzo di piazza Sant’Angelo. Una desolazione condivisa anche da un altro grande dimenticato: il S.Antonio pure in bronzo di via Farini.

In condizioni anche peggiori, infine, le due vasche asciutte in cemento lavorato a roccia a ridosso del Ponte delle Milizie: qui le panchine sono fuori uso e miasmi insopportabili provengono dall’attiguo sottopasso pedonale.

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