Una fredda sera dicembrina del '38, nel prato davanti all'abbazia di Chiaravalle, appena fuori Milano, la ventiseienne Antonia Pozzi decise di togliersi la vita. «Barbiturici» stabilì il referto medico, «polmonite» replicò la famiglia. «Vivo della poesia come le vene vivono del sangue», aveva scritto Antonia, poetessa dal volto angelico, la mente fine e il cuore indomito. Antonia ebbe una vita breve e intensamente affrontò l'amore – quello, osteggiato dai genitori, per il suo professore di liceo – la politica, lo studio, il rapporto con l'impegnativo albero genealogico di famiglia (il padre Roberto era noto avvocato meneghino, la madre era la contessa Lina Cavagna Sangiuliani, lo zio era Tommaso Grossi). La milanese Antonia, allieva di Antonio Banfi, amica di Vittorio Sereni e Luciano Anceschi, grande appassionata di letteratura e di estetica, trovava rifugio ai suoi tormenti nella quiete della biblioteca della villa di famiglia a Pasturo, ai piedi della Grigna, vicino a Lecco, il suo luogo dell'anima. I suoi versi minimi e asciutti, le sue parole come pietre, le sue descrizioni in versi ne fanno una delle voci più alte della nostra letteratura moderna e ora una mostra ne svela un aspetto inedito: la passione per la fotografia. Poetessa capace di descrivere il mondo fuori e dentro di sé con poche essenziali parole, Antonia fu presto attratta dall'arte di fermare il tempo con un semplice scatto: «Sopra il nudo cuore. Fotografie e film di Antonia Pozzi» (allo Spazio Oberdan da venerdì e fino al 6 gennaio), promossa dalla Fondazione Cineteca Italiana in collaborazione con Città metropolitana di Milano e dal Centro Internazionale Insubrico «C.Cattaneo» e «G. Preti», presenta, per la cura di Giovanna Calvenzi e Ludovica Pellegatta, molti materiali e documenti inediti della poetessa- fotografa. Circa trecento gli scatti realizzati da Antonia nella sua amata Pasturo, in montagna, nei suoi brevi viaggi all'estero e anche a Milano, nei salotti borghesi e nei circoli culturali che frequentava ma anche tra i mercati e nei quartieri più periferici della città. Si tratta di un corpus di immagini – compresi sei filmini in formato super8 - custodite dall'Università degli Studi dell'Insubria, che ne detiene la tutela. La mostra, che inaugura proprio nei giorni di «Bookcity», propone anche una serie di proiezioni dedicate al rapporto tra i poeti e le arti visive: domenica (dalle ore 11) sarà proiettato il toccante documentario di Marina Spada («Poesia che mi guardi») e il filmato «Il cielo in me. Vita irrimediabile di una poetessa» di Sabrina Bonaiti e Marco Ongania, entrambi dedicati all'intellettuale milanese.
Di Antonia Pozzi è stato scritto e detto molto: questa mostra ha il merito di aggiungere un tassello importante alla poliedrica figura: gli animali, la natura, le persone sono fissati sulla pellicola fotografica con pensosa delicatezza, mai in modo banale, alla ricerca indefessa dell'animo nascosto di tutte le cose. Sono poesie per immagini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.