Spaccio libero al rave legale. Ecco le prove

Il nostro cronista ha comprato marijuana, ecstasy e anfetamina in polvere. La cocaina era appena finita. Nessun controllo al concerto. "Sballo" collettivo alla festa della musica techouse di Parco Lambro. A Pasquetta era morto un ragazzo a Segrate, stroncato dalle stesse pastiglie

Spaccio libero al rave legale. Ecco le prove

Quindici minuti, compreso il tempo necessario per comprarsi una birra al gazebo. È quanto serve per stringere tra le mani la prima sostanza stupefacente in una manifestazione organizzata con il patrocinio delle istituzioni. E sì che qui al parco Lambro non conosciamo nessuno e non siamo «del giro».
Arriviamo alla Festa della Musica, evento sponsorizzato dal Comune, dalla Regione e dal Consiglio di zona 3, verso le 21. Il «rave legale», un controsenso tutto italiano, è già in piedi dalle 10 della mattina. Ma il «grosso» è riservato per il dopocena e durerà fino a notte fonda. Quando raggiungiamo il parco c’è ancora luce e i dj «pompano» di brutto. Sono ritmi sincopati, quelli della techouse, emessi nell’aria a più di 130 decibel. Sotto la console, un centinaio di giovani si scatenano nel ballo. Nei prati intorno un migliaio di persone osserva e ascolta seduto sull’erba. C’è di tutto. Dal moccioso di 15 anni alla bella donna vestita da sera. In cartellone ci sono i guru dell’elettronica italiana: Bruno Bolla, Leo Mas, Claudio Coccoluto.
Cominciamo subito la nostra ricerca. Il primo obiettivo: procurarsi delle pastiglie. Le «paste» o «chicche» per chi sta nell’ambiente. Un paio di domande e ci indirizzano verso un gruppo di ragazzi assiepato sotto un albero alla destra del palco. Parliamo con i maschi della compagnia. Sembrano fatti con lo stampino. Tutti rasati, tutti con t-shirt nere e tatuaggi sulle braccia. «Avete paste?». «Chiedi a lei», è la risposta. Lei è una ragazza carina, abbronzatura accentuata, maglietta e cappellino bianco, seduta su un asciugamano da spiaggia. La contrattazione è breve. «Ne voglio due», «Appoggia i soldi per terra». Detto, fatto. Allunghiamo dieci euro. «Dai, bello, per dieci euro no». Aggiungiamo un altro deca. Ci siamo, la ragazza dà l’ok e tira fuori due pastiglie rosa. Sono minuscole, è incredibile pensare come abbiano il potere di spappolarti il cervello. Sulla parte superiore è disegnato un cuoricino. La leggenda racconta che quelle con il cuore siano le pastiglie per trovare l’anima gemella e aumentare l’eccitazione sessuale. Di sicuro c’è che ti sballano. E che uccidono, come è successo al rave di Segrate a Pasquetta, dove ha perso la vita un 19enne.
Mettiamo la droga nella «plastichina» delle sigarette e andiamo a fare un giro sul prato e a conoscere della gente. Molti sono stranieri. Ci sono inglesi, francesi, sudamericani. Facciamo «amicizia» con dei brasiliani. Si parla di calcio, di donne. E poi di roba. Uno di loro ci chiede se abbiamo della cocaina. «No, tu sai dove prenderla?». «Sì, ci sono degli argentini che ce l’hanno», e con la mano ci indica un gruppetto a pochi metri di distanza. Brasiliani e argentini sono come cane e gatto, ma quando ci sono di mezzo affari di droga la rivalità scompare. Andiamo a chiedere insieme. La coca è finita, ci propongono di acquistare della marijuana. Diciamo di sì e tiriamo fuori i soliti dieci euro. Ci danno l’erba. È poca, ma ha un odore fortissimo. Il nostro amico brasiliano ci prende in giro. «Con quella ci fai giusto un paio di canne, ma ti bastano». Non sospetta neppure che la butteremo via, insieme al resto.
Il tramonto porta via il sole e il parco si popola sempre di più. Ci sono anche coppie con bambini piccoli al seguito. Viene la pelle d’oca. I bambini che giocano nel prato e gli spacciatori a vendere morte a poca distanza. Abbiamo le «paste», abbiamo l’erba, è tempo di trovare la cocaina. La ricerca della «bamba» (come la chiamano qui a Milano) è più complicata. Avviciniamo tre ragazzi seduti in disparte. Avranno al massimo 18 anni. Uno di loro ha in mano la custodia di un cd. Sopra, tre strisce di polvere bianca, pronte per essere «pippate». «Ne hai un po’ da vendere?», proviamo a chiedere. «Mi spiace, ce l’abbiamo solo per noi», ci risponde prima di tornare a concentrarsi sul cd. Continuiamo a domandare in giro. Ma la coca non si trova. Alcuni dicono di «passare più tardi», altri pregano di avvertirli se la troviamo da qualche parte.
Cominciano a suonare i dj più importanti e la pista si riempie sempre di più. Scopriamo che la droga più in voga alla festa è l’Mdma, una metanfetamina. È il principio attivo dell’ecstasy e può essere venduta in capsule, cristalli o polvere. Spopolava in America negli anni Ottanta e da un po’ di anni si trova anche da noi. «La più buona arriva dall’Olanda e dalla Spagna», ci dice Marco, un ragazzo abbronzatissimo. Ripassiamo affianco al gruppo che ci ha venduto le pastiglie. Ora c’è molta più gente e sotto gli alberi c’è più «movimento». Parliamo con un ragazzo con maglietta verde e zaino in spalla. Ha la faccia pulita, il capello curato. Che ci fa lì? Chiediamo se ha della roba. Fa cenno di no. Un minuto dopo ci richiama. «Vuoi l’Mdma? Vieni». Ci porta da un suo amico altissimo. «A quanto la fai?», «Mezzo grammo in polvere e cristalli, 25 euro». Va bene. Ci dà un sacchettino avvolto nel celophan e se ne va.


La mezzanotte è scoccata da poco. Abbiamo in tasca tre sostanze diverse. Ci capita fra le mani il volantino che sponsorizzava l’evento. C’è scritto che «il rispetto di te stesso è fondamentale per la riuscita della manifestazione». Alla faccia.

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