Stagisti della sicurezza in zone multietniche? Solo uno è straniero

La caccia continua, l'obiettivo per ora non è raggiunto. Il Comune aveva lanciato a metà giugno un bando per arruolare «mediatori per la legalità e la coesione sociale», quelli che sono stati subito ribattezzati gli «stagisti della sicurezza». Studenti selezionati tra università Statale, Bocconi, Bicocca e Cattolica, possibilmente stranieri di prima o seconda generazione, per affiancare i vigili di quartiere nelle aree a forte presenza di arabi, cinesi, sudamericani. Uno stage di sei mesi con un rimborso spese di circa 400 euro al mese.

Il primo gruppo è pronto, sono stati selezionati sei giovani che il 15 inizieranno a frequentare un mini corso di formazione e dovranno sottoporsi alle visite mediche, debutteranno accanto ai ghisa non appena sarà concluso il percorso formativo. Ma solo uno di loro è di origine straniera, una giovane sudamericana originaria dell'Ecuador, gli altri cinque sono italiani.

«Abbiamo deciso di tenere aperto il bando con le Università, che verrà pubblicizzato sul sito del Comune di Milano, perché vorremmo arrivare a una multietnicità degli stagisti - ammette l'assessore alla Sicurezza Carmela Rozza -. Servirebbe un incentivo ulteriore per invogliare gli studenti a partecipare alle selezioni. Essendo però la prima volta che si fa una cosa del genere, ci possiamo ritenere soddisfatti». Pensa ad esempio ad un punteggio premiante che gli stagisti possano far valere ai prossimi concorsi dei ghisa, ma «il Comune non ha ancora individuato la formula giuridica più adatta».

Il capogruppo di Fdi in Regione Riccardo De Corato boccia il

progetto: «Non solo è inutile ma anche pericoloso perché i tirocinanti rischieranno la vita senza l'adeguata preparazione e la strumentazione per 400 euro al mese. I vigili dovranno occuparsi anche della loro incolumità».

ChiCa

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