Le staminali in «tavola» e la leggenda di Walt Disney

Luca Pavanel

Indovina di che cosa si discute a cena: di «cellule staminali». Altro che calcio & profumi, segno dei tempi. Accade durante una serata tra buoni amici con giovane prole. Fuoriprogramma più che improvviso una discussione sulle cellule in questione, appunto, tutt'ora oggetto di studio da parte dei ricercatori. Dialogo che sorprende a dir poco che così inizia. «Ma come, voi le vostre cellule (staminali s'intende, ndr) non le avete fate conservare quando è nato Nino?», fa la coppia di amici ospite dell'invito ai padroni di casa, in quel momento tutti a tavola per il dessert. «No, non sapevamo cioè, scusate? Sapevamo delle polemiche», è la risposta con un filo di voce.

Chiarificazione: i genitori Viola e Stefano quando lei era al sesto mese hanno deciso di far conservare le cellule «prese» dal cordone ombelicale del primo figlio in una banca di Chiasso. Dal ginecologo c'era un manifesto che spiegava. «Sapete - continuano i più informati attovagliati - ancora non si sa bene bene, ma in futuro questo può servire. Magari si può ricostruire la pelle di tuo figlio, o cose del genere». E giusto per restare in tema, nella discussione rispunta la leggenda di mister Walt Disney, «l'immortale», che si sarebbe fatto ibernare.

Morale della storia: i padroni di casa - che in camera caritatis riferiscono della festa - hanno lasciato la tavolata come spiazzati e con la testa piena di domande, tipo «e se il nostro ragazzo ha bisogno cosa facciamo», e «se un domani con quelle cose si può curare» e se «Walt Disney risorge». Il desco è bello perché vario...

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