Sono in arrivo a Milano due leggende viventi del pianoforte. Incarnano l'ultima e penultima generazione russa. Sono Mikhail Pletnev (1957) e Daniil Trifonov (1991), il primo atteso oggi alle Serate Musicali, in Conservatorio (ore 20.30), mentre Trifonov è ospite dell'Orchestra Filarmonica della Scala il 20 per la prova aperta al pubblico e il 21 per il concerto. Trifonov torna in Lombardia il 27 al Teatro Grande di Brescia su invito del Festival pianistico che cinque anni fa contribuì al suo lancio in Italia. Sono due assi della tastiera per tanti versi affini, al punto che talvolta collaborano: il giovane Trifonov al piano e Pletnev come direttore d'orchestra, assieme hanno inciso per la Deutsche Grammophon. Pletnev - pianista, compositore e direttore - nel 1991 fondò l'Orchestra nazionale russa supportato da Mikhail Gorbaciov: era il primo ente artistico indipendente dopo la rivoluzione russa. Soggetto a cambi e cali umorali, ma sostanzialmente ombroso e laconico, Pletnev colpisce per la sua carica di visionarietà, per l'inventiva coloristica, per la concitazione bruciante e la tinta noir che imprime ai lavori che interpreta.
A Milano si misura con un programma tagliato su misura: 32 Variazioni e Sonata Appassionata di Beethoven, poi Studi di Franz Liszt.
Diversamente dal cupo Pletnev, Trifonov è un mix d'entusiasmo fanciullino frenato dalla timidezza che non trapela al pianoforte dove può diventare leonino e aggressivo se richiesto, il caso del Terzo Concerto di Prokofiev che interpreterà alla Scala con Daniel Harding sul podio. Trifonov è l'ultimo rampollo di scuola russa.
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