Quando gli autonomi venerdì mattina hanno trovato i portoni dell'Università Statale sbarrati contro il tentativo di occupazione per il convegno «No Expo», annunciato da giorni sui siti antagonisti, la sinistra si è affrettata a difendere il loro diritto di espressione. Che i centri sociali non avessero mai chiesto (né dunque ottenuto) un'autorizzazione al rettore, Gianluca Vago, era un dettaglio. Il consigliere di Sel Luca Gibillini ha accusato: «Non si sbarrano gli atenei per paura di un incontro pubblico. Neanche se grande, neanche se di conflitto. L'università è il luogo del confronto, oltre che quello dello studio. Nessuno deve averne mai paura. Questo eccesso di zelo di prefetto e rettore dovrebbe essere subito cancellato». Non si erano lamentati quando, lo scorso 5 dicembre, persino il vicesindaco Ada Lucia De Cesaris era stata interrotta e contestata dai militanti durante un convegno sull'Esposizione in corso sempre in via Festa del Perdono, alla presenza dei vertici Expo e del ministro Maurizio Martina.
Libertà di espressione, a seconda del messaggio da trasmettere? Tant'è, questa volta persino il sindaco che fa fatica a schierarsi contro l'area no global, si è dissociato dal partito di Vendola e ha preso le parti di rettore e forze dell'ordine: «Prima di entrare in casa d'altri bisogna chiedere il permesso». Ciascuno, ha premesso ieri Giuliano Pisapia, «ha l'assoluto diritto di esprimere la propria opinione, anche come chi considera Expo un evento non utile alla collettività. Si tratta di un'opinione che ovviamente non condivido, ma credo debba essere garantito il diritto di poterla dire. Questo, però, non significa che si possa entrare in casa di altri o in sedi istituzionali senza farne domanda, il rispetto delle regole deve valere per tutti». Spero, ha concluso, «che ci possa essere un confronto e una dialettica serena tra diverse posizioni, così come dovrebbe sempre accadere».
I centri sociali si sono rifatti occupando già venerdì sera un'ex sede Anpi in via Mascagni, dietro all'ateneo, e ieri negli interventi hanno contestato ancora la chiusura della Statale definendola una «manifestazione dell'arroganza del potere che dice che a Expo ci sarà il mondo, ma solo il loro». Vago e il questore Luigi Savina hanno confermato la linea.
Il rettore ha spiegato che la scelta, presa al tavolo sicurezza in prefettura alle 23 del giovedì, «non è nata dal timore di tensioni ma perché l'assemblea avrebbe coinvolto persone per la maggior parte esterne alla Statale, che spesso occupano le aule senza permesso e senza rispettare le regole.
Non era un'assemblea pacifica, ma una serie di incontri non coordinati, seguito poi da un rave». Questi ha ribadito «sono gruppi aggressivi e violenti, con comportamenti sistematici da me non accettabili». Ha ricordato alcuni fatti recenti: «Hanno minacciato, spaccato bottiglie in testa ai miei dipendenti e spaccato la faccia a uno studente. Ho tentato la mediazione quando sono diventato rettore: almeno una richiesta di usare gli spazi».
Ma «oggi il concetto di libertà di espressione è ribaltato:
se vogliamo fare un incontro sui temi Expo in Statale non possiamo». Il questore Luigi Savina concorda: «Basta mettersi d'accordo se l'università sia un luogo di studio o di rave party, ben venga la scelta del rettore».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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