Il daje all'assessore, nel caso di Franco D'Alfonso - già noto per le gaffe sul divieto di mangiare gelato dopo mezzanotte, gli sproloqui contro i consiglieri della sua maggioranza o la polemica con D&G - è diventato uno sport a Palazzo Marino. Non gli è andata meglio dopo l'intervista al Corriere della Sera in cui mercoledì ha rivendicato un nuovo modello di welfare, sostenendo che i 300 milioni di euro non sono intoccabili. In mezza mattina ha scatenato la minaccia di dimissioni da parte dell'assessore ai Servizi sociali Piefrancesco Majorino, il comunicato del segretario metropolitano del Pd Pietro Bussolati, la reazione (contro) di buona parte di quei consiglieri di Pd e Sel che aveva osato criticare. Per una volta, il centrodestra un pò ha gongolato di fronte allo show, un pò ha sottolineato che almeno «D'Alfonso ha ammesso quanto diciamo da tempo, ossia che ci sono sprechi» ha concluso ad esempio illeghista Alessandro Morelli. Uno che in fase di approvazione del Bilancio 2013 ha provato a dire con una valanga di emendamenti - idem Forza Italia e Fdi - che indirizzare ad esempio troppi fondi a rom, immigrati, clochard per fronteggiare l'emergenza (senza mettere a punto invece una programmazione di quell'emergenza, fissando fino a dove può arrivare la mano del Comune in tempi di crisi) attira ancora più disperati dalle altre regioni. Un opinione diffusa anche in giunta, sebbene alcuni assessori ne parlino più nei corridoi che al tavolo con il sindaco. Forse non lo faranno neanche oggi, nella seduta fiume dalle 14 alle 18 in cui l'assessore al Bilancio Francesca Balzani porterà una bozza del Bilancio 2014 e potrebbe scattare il chiarimento tra D'Alfonso e Majorino. Più programmazione, meno politica dell'emergenza. Ma è diffusa anche l'opinione che riportando «in house» alcuni servizi e contributi assegnati ad enti, cooperative, associazioni si disperderebbero meno soldi in questi passaggi e ne resterebbero molti di più in mano ai milanesi che ne hanno bisogno. Qualche cifra? Con i 14,4 milioni dello Stato del progetto Morcone (per stranieri e rifugiati) ne sono stati assistiti 2.828. Quanti dei 5.056 euro (in teoria) a testa sono rimasti davvero agli immigrati?
Tra chi osa confermare che i fondi destinati al sociale «non sono intoccabili» c'è il segretario della Cisl Danilo Galvagni. «Rivedere la spesa non vuol dire tagliare ad anziani e bisognosi, semmai il contrario - sostiene -. Se i test dicono che un servizio è poco usato meglio dirottare la spesa su altre emergenze. L'anno scorso avevamo chiesto di entrare nel merito delle spese, vedere voce per voce il Bilancio. D'Alfonso ha posto un tema condivisibile sull'esame a 360 gradi. Non basta mettere l'etichetta Welfare per giustificare che tutto ciò che compare nel calderone è assolutamente prioritario». Idem «vorremmo che il Comune ci illustrasse quali risultati ha portato ad esempio l'affidamento a enti e cooperative di fondi nazionali ed europei sui progetti di integrazione». L'impressione è che il sistema richieda più costi di gestione e amministrazione di quanti ne ricevano le persone che hanno bisogno.
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