La storia del cachemire in mostra sul Lario

Esposti 150 pezzi di Paesi e epoche diversi. Tra questi, una vestaglia di D'Annunzio

Da un lato c'è il «cachemire» o «cashmere», pregiato tessuto che si ottiene lavorando la lana di una razza caprina della regione del Kashmir; dall'altro c'è il «motivo cachemire», ovvero il celebre disegno a forma di goccia allungata che termina con un ripiegamento sinuoso, paragonabile a una foglia o a una palma stilizzate. Chiamato anche «boteh» e «paisley», questo elemento decorativo ha attraversato la storia della tessitura e della moda da grande protagonista, accrescendo il proprio fascino nel corso dei secoli grazie a una serie di seducenti ed esotiche variazioni sul tema. La Fondazione Antonio Ratti (FAR), in collaborazione con il comune di Cernobbio, gli dedica una mostra dal titolo «Cachemire, il segno in movimento» che resterà aperta fino al 18 settembre, mese di agosto incluso. L'appuntamento è nella doppia sede espositiva di Villa Sucota a Como e di Villa Bernasconi a Cernobbio, due splendide dimore storiche situate a poca distanza l'una dall'altra sulla sponda occidentale del lago. In mostra circa 150 capi, tra tessuti, scialli, abiti, accessori e cravatteria, che permettono al visitatore di cogliere l'evoluzione e l'interpretazione del motivo floreale nelle diverse epoche e nazioni. La maggior parte proviene dalla collezione dell'industriale comasco Antonio Ratti, grande appassionato del disegno cachemire tanto da farne uno dei cardini della sua produzione; ma non mancano tessuti moderni in prestito dagli archivi delle manifatture tessili lariane, che hanno saputo valorizzare e rinnovare con grandi risultati questo stilema antichissimo. In particolare la sezione dedicata agli abiti si sviluppa dalla metà dell'Ottocento fino ai nostri giorni. Tra gli altri si possono ammirare un mantello da sera ricamato di Drecoll datato 1907; un caraco di velluto medio-orientale della fine del XIX secolo e persino una vestaglia-kimono appartenuta al Vate Gabriele D'Annunzio e conservata nel guardaroba del Vittoriale. Di stampo contemporaneo sono invece un vestito firmato Valentino Boutique indossato dalla cantante Patty Pravo per un servizio fotografico sul mensile Vogue, uno chemisier in pizzo bianco dello stilista Daniel Hetcher, e una serie di capi delle Maison Mila Schön, Lancetti e Gianfranco Ferré Haute Couture. La mostra è visitabile dal lunedì al venerdì dalle 14 alle 18, mentre il fine settimana dalle 10 alle 19.

Sono previste anche aperture speciali e visite guidate su prenotazione. Il costo del biglietto è di 8 euro, ridotto a 5 per chi ha fino a 25 anni e più di 65. Info: tel. 031/3384976 e sul sito www.fondazioneratti.org.

JeBo

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