«Siamo ancora una regione virtuosa, con infrastrutture ben tenute. Abbiamo strade, come appunto la Tangenziale nord, necessaria e utilissima per facilitare la mobilità, ma con un'affluenza altissima. Proprio sotto questo aspetto quel che mi preoccupa maggiormente è il tipico Milanese Imbruttito. Colui che pensa solo a fatturare e che quando è al volante deve invece concentrarsi esclusivamente sulla guida. C'è troppa gente che si adagia sui sistemi avanzati di assistenza alla guida (Adas) che segnalano il pedone in arrivo o permettono alla vettura di rallentare da sola: se stanno diventando un alibi per distrarsi mentre si è al volante, magari mettendosi al telefonino, lo dico chiaro e forte: non abbiamo capito niente e non andiamo da nessuna parte».
Abbiamo commentato con il presidente del consiglio direttivo di Aci di Milano Geronimo La Russa i dati nazionali diffusi ieri dall'Automobile Club d'Italia, ovvero il rapporto Localizzazione degli incidenti stradali 2018, un quadro dettagliato sui 37mila 228 sinistri avvenuti nel nostro Paese lo scorso anno, di cui 1.166 mortali e che hanno causato 1.344 morti e 59mila 853 feriti. Cifre dalle quali emerge come, con 10.3 incidenti al chilometro nel tratto della provincia di Monza, la Tangenziale nord rappresenti la terza strada cosiddetta «a penetrazione urbana» più pericolosa d'Italia, subito dopo il famigerato raccordo di Reggio Calabria. Per farla breve la «nostra» tangenziale è medaglia di bronzo per le autostrade urbane d'Italia lungo le quali l'anno scorso si è verificata la più alta densità di incidenti.
Inoltre lo studio individua un altro triste primato in Lombardia, regione con la strada extraurbana dove si è verificato il più alto numero d'incidenti di tutto il Belpaese. Il podio stavolta spetta infatti alla Statale 36 del Lago di Como e dello Spluga, sempre nei tratti in provincia di Monza e della Brianza (9.8 incidenti/al chilometro) e in provincia di Milano (7.6 incidenti/al chilometro). Numeri impressionanti se si pensa che la media nazionale d'incidenti su questo genere di carreggiate è 0.6 al chilometro.
«È anche vero che il quadro lombardo si divide tra luci e ombre - ci fa notare La Russa -. La nostra regione ha l'indice più basso fra quelle italiane per mortalità sulle strade (1,5 rispetto a 1,9), anche se nel 2018 abbiamo avuto 60 vittime in più rispetto all'anno precedente».
Il presidente del consiglio direttivo di Aci di Milano ricordando il ponte crollato ad Annone Brianza (Lecco) nell'ottobre 2016 ammette che il dramma umano, oltre al costo sociale (tre miliardi di euro) è ancora altissimo. «Serve più prevenzione, più cultura dell'educazione stradale, maggiore consapevolezza da parte di chi è alla guida - conclude -.
Non mi stancherò mai di ripeterlo: c'è ancora troppa distrazione. Con Inail e la Regione, Aci Milano in questi mesi ha offerto corsi gratuiti di formazione, tenuti da esperti che hanno fornito consigli preziosi, a centinaia di dipendenti di aziende, enti e istituzioni».
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