Lo stratega di Pisapia su Sala «Percorsi di centrodestra»

L'inventore del «gruppo dei 51» analizza i candidati E ora Parisi che prova a «rubare» voti all'avversario

Alberto GiannoniBeppe Sala di sinistra? Molti non sembrano convinti. Il candidato sindaco del Pd ha provato in tutti i modi a assicura che la sua è la storia di un compagno: «Ho sempre votato Pd, e prima Ds e Pds» ha rivelato in un'intervista al settimanale «GQ». E, ripercorrendo le insospettabili simpatie politiche della sua vita, è arrivato addirittura fino al Pci. L'uomo scelto da Matteo Renzi per difendere Palazzo Marino ha usato tutta la campagna delle primarie per questa (ri)posizionamento. E nell'ultimo incontro prima del voto ai gazebo ha perfino indossato una maglietta raffigurante l'icona Che Guevara. «Non mi ero mai accorto che stavo lavorando gomito a gomito con un comunista» ha ironizzato Riccardo De Corato, che con Sala ha lavorato quando il manager era city manager del Comune.Nel frattempo un altro ex direttore generale del Comune è sceso in campo: Stefano Parisi con il centrodestra. E la partita delle Comunali è diventata la sfida dei tre manager. Di questa sfida si è occupato il professore Stefano Rolando, «stratega» di Giuliano Pisapia nel 2011, con un saggio appena uscito su una rivista prestigiosa del socialismo, «Mondoperaio». Un articolo dedicato alla campagna elettorale di Milano, vista da sinistra. Rolando è un intellettuale che vanta una carriera di spessore fra istituzioni e accademia, con incarichi che lo hanno portato a conoscere almeno due dei contendenti alla fascia tricolore. È stato anche direttore generale di Palazzo Chigi. Nel 2011 ha avuto un ruolo importante nella campagna elettorale che ha condotto alla vittoria gli arancioni. Ha coordinato il Gruppo dei 51, i grandi borghesi che hanno sostenuto Pisapia. Un anno dopo ha guidato l'avventura elettorale di Umberto Ambrosoli in Regione. Oggi presiede il «Brand Milano» e questo impegno istituzionale lo ha indotto a chiamarsi fuori dalla prima linea. Da professore, dunque, ha analizzato su «Mondoperaio» le scelte degli schieramenti. «La politica decide di agire dietro le quinte» è il titolo del saggio dedicato a Milano». «A guardare i veri percorsi di formazione personale dei candidati colpisce un certo ribaltamento. Per Sala - scrive fra l'altro il percorso è stato di sponda con i soggetti» «che hanno fatto da scenario nella vicenda dominante del centrodestra a Milano nel corso della "seconda Repubblica", quindi anni Novanta». «Per Parisi - aggiunge - il percorso nasce con l'esigenza dei socialisti riformisti di avere nella seconda metà degli anni Ottanta tecnici strategici per una possibile riforma dello Stato cercando equilibrio tra economia e gestione della relazione tra istituzioni e sistema degli interessi». Insomma, c'è poco spazio per immaginare un credibile retroterra di sinistra per Sala. Anzi, il profilo più riformista viene riconosciuto a Parisi. L'ex dg di Confindustria ha scherzato sul suo essere «più di sinistra» dell'avversario, ma quel profilo è condiviso da molti importanti esponenti azzurri. E gli dà la possibilità di parlare in modo credibile a un elettorato storicamente molto forte a Milano.

Il suo avversario, invece, oggi ha due problemi: la sinistra lo percepisce come un corpo estraneo e i moderati lo hanno visto sventolare voti al Pci e magliette di Che Guevara. Infatti cattolici e centristi che sembravano attratti dal candidato renzista ora sono schierati convintamente con Parisi.

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