Strategie anticrisi in vetrina: spuntano i presaldi dei saldi

Molti commercianti hanno scontato la merce già prima di Natale Svendite straordinarie e prezzi ridotti anche per le grandi firme

Inverno 2015: spuntano i presaldi dei saldi anticipati. «Vista la situazione abbiamo accolto la richiesta delle associazioni di categoria per confermare la nostra vicinanza in questo momento di forte contrazione dei consumi», aveva dichiarato l'assessore al Commercio della Regione Mauro Parolini, annunciando l'apertura dei saldi invernali per il 3 gennaio, in anticipo sulla tradizione che vorrebbe la scadenza subito dopo l'Epifania. Risultato? La maggioranza dei negozi ha puntato sull'anticipo dell'anticipo, da quelli di lusso come Prada in Galleria che ieri arrivava già al 50 per cento di ribasso, a quelli semplici che appendono cartelli simpatici come: «Facciamo un regalo di Natale. Sconti del 20 per cento». In via Pontaccio un negozio d'abbigliamento maschile scende al 60 per cento, ma poi specifica: «Per chiusura».

Questa è la malattia che sta colpendo il terziario come un virus potente quanto ebola. Da un mese Roma lancia sos: più di duemila negozi hanno interrotto l'attività nel 2014. Massimo Torti, segretario generale di Feder Moda ammonisce: «I presaldi sono fuori legge». Ma qual è oggi la legge giusta di fronte a una situazione che sta ribaltando l'impostazione economica di un Paese?

«Non ci sono soldi e soprattutto non ci sono contanti. Questa è la morte dell'Italia, la mancanza di denaro liquido» lamentano i commercianti, che presi alla gola hanno fatto scattare i ribassi ancora prima di Natale, mettendo fine a un'ipocrisia che dura da anni: a che scopo fare i saldi dopo il 25 dicembre sapendo che il periodo prenatalizio è quello dei doni? I cartellini con i prezzi ridotti s'appigliano anche ad articoli come profumi e dolci. In corso Buenos Aires è stato aperto un outlet dei dolciumi. Oggi è difficile convincere il consumatore a comperare a prezzo pieno: fare shopping non è più uno sport ma una pratica da dosare goccia a goccia visto che la borsa piange.

Senza contare il fatto che ci sono tanti modi di presentare la merce a buon mercato, come le svendite straordinarie, per esempio, scattate prima di Natale anche da parte di firme come Caovilla, per parlare del settore della calzatura di lusso. Quindi, che ragione ha di essere il caso Rinascente? Il grande magazzino è stato denunciato dalla Confcommercio per aver annunciato i ribassi nel giorno di Santo Stefano a chi era in possesso della Rinascente Card. Il mega store sotto il Duomo ha fatto in modo aperto e evidente quello che tanti marchi compiono da venti giorni: scrivono mail alla clientela affezionata per annunciare il 30 per cento di ribasso, oppure lo applicano ai clienti quando entrano nel negozio con un ammonimento: la merce può essere ritirata solo dopo una certa data. Perché la liberalizzazione del commercio non dovrebbe contemplare anche quella dei saldi? Il comportamento dell'acquirente sta cambiando con la crisi.

Tasse e pagamenti arrivano per tutti puntuali ed eccessivi: si arrangi, chi può, pare sia l'unica legge che oggi gira come un'epidemia da una porta all'altra dei negozi. Sui social qualcuno si preoccupa che il 3 gennaio i capi più belli se ne siano andati. Le previsioni sono pessime, ma poi i saldi saranno un modo per protrarre le vacanze natalizie.

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