Street food, quei sospetti sull'appalto «mirato»

Street food, quei sospetti sull'appalto «mirato»

Un nuovo scontro tra gli ambulanti e l'assessore comunale al Commercio Franco D'Alfonso. L'ennesimo, e questa volta il livello si è alzato decisamente. Nel mirino c'è il bando che il Comune ha aperto per un mese (la scadenza è fissata il 31 marzo) per concedere a 50 operatori il permesso di svolgere attività di street food anche in centro per 8 mesi. Rimane inviolabile solo il corridoio da San Babila al Castello, altrimenti liberi di scorrazzare tra le piazze e senza pagare la Cosap. Si richiedono mezzi a pedalata assistita o elettrici, più punti alle società che si fanno avanti con 10 mezzi e il cibo di strada dovrà essere tendenzialmente made in Italy, meglio ancora se milanesi. La reazione di Giacomo Errico, presidente di Apeca ieri in Commissione comunale è stata pesante: «Non può non sorgere il dubbio - ha detto - che la delibera voglia favorire un tipo d'impresa già esistente, se non addirittura specifiche aziende che avranno accesso in deroga alla parte più commercialmente valida del la città durante Expo». Parla di «atto abnorme» e «gravi ragioni giuridiche» per contestare il bando e fa presente che «ora parlano di un test di 8 mesi ma la proposta iniziale è stata di 3 anni e temiamo che si arriverà lì». Ipotesi piuttosto concreta anche secondo Fi, Lega, ma anche di alcuni esponenti di maggioranza (David Gentili del Pd o Raffaele Grassi di Valori Milano): faticano a comprendere altrimenti la spesa da 7mila a 20mila euro per acquistare i mezzi ecologici richiesti e da poco sul mercato.

«É una brutta pagina dell'amministrazione contro cui attiveremo ogni forma di tutela sia sindacale sia legale» affonda Errico. D'Alfonso, assente alla seduta, ha chiesto subito dopo i verbali per «valutare la maniera più opportuna per tutelare l'immagine delle Istituzioni e degli uffici comunali coinvolti dalle gravi affermazioni».

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