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«Successo in tempi di crisi? Smetterla coi piagnistei è la nostra prima regola»

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«L'economia è come il traffico in autostrada. Il viaggio scorre, ma poi quasi d'improvviso ti trovi fermo in coda e pensi: quando finirà? Ti sembra che il blocco duri per sempre, eppure piano piano la coda si scioglie e quando meno te l'aspetti ritorni a viaggiare. Così sono i nostri ciclici periodi di crisi». Il bicchiere è mezzo pieno per Orlando Chiari, proprietario insieme alla moglie Teresa Miani del bar «Camparino» in Galleria. Ottimismo e speranza sono i drink più tonici per uscire dalla recessione; creatività e fantasia devono combattere la tentazione al disfattismo, come si è detto ieri alla Scala durante la ventitresima edizione di «Milano produttiva», promossa dalla Camera di Commercio di Milano, che ha premiato 249 imprese e 151 lavoratori, a cui Chiari era presente.
«Come ha sottolineato il presidente Carlo Sangalli, il premio vuole essere un'iniezione di fiducia in questi momenti di lamento estremo. Un piagnisteo che se da una parte ha una sua giustificazione, dall'altra forse è anche un po' esagerato. Dal 1957 al 1970 ho lavorato in Borsa. Momenti difficili ci sono sempre stati, ma gli italiani hanno saputo come uscirne. Questo in particolare è ostico per due motivi: non riguarda solo il nostro Paese, che subisce la crisi di altre nazioni europee. Inoltre non c'è più la politica di un tempo. Oggi ci governano i non politici: di questo dovremmo lamentarci».
Tra gli ospiti di «Milano produttiva» anche Diana Bracco, presidente di Expo 2015, che ha elogiato il tessuto ricco di imprese e di lavoratori intraprendenti di questa città. «Ci sono manifestazioni che portano ossigeno a Milano - continua Chiari - e Expo sarà una di queste. Ottima anche la scelta di una mostra su Picasso, che avrà molto pubblico. Altre iniziative, come la musica in piazza, non servono a niente. Ma sopra ogni altra cosa ciò che manda avanti la nostra ecomonia è il fiuto del milanese per l'impresa. Un fiuto che oggi spesso viene meno, perché non è mosso dal gusto di fare ma dalla paura di non far fronte alle difficoltà. Nel mio settore, ad esempio, spuntano tanti improvvisatori che poi vengono penalizzati. Non basta avere un gruzzolo per aprire un bar. A settantanove anni io lavoro ancora con mia moglie dalle sette del mattino alle nove di sera».
Il premio «Piazza Mercati», giunto alla decima edizione, è stato assegnato a sette personaggi che si sono distinti nell'imprenditoria femminile. Uno speciale riconoscimento è andato proprio al gruppo Campari. Ma qual è la ricetta per sbloccare l'immobilismo che congela l'economia? Orlando Chiari non ha dubbi. Il bicchiere è mezzo vuoto per due motivi. «Manca l'entusiasmo politico. Devono scendere in campo persone che sono preparate nel loro mestiere. E le banche devono ritornare a fare le banche, ovvero essere un sostegno per le imprese non sostituirsi ad esse. Le aziende mancano di aiuti economici».
Lo spirito d'impresa ha in sè il piacere della conquista. Conquistare un cliente oppure un nuovo spazio nella città. «E' questo che oggi può mancare nelle persone che si fanno prendere dalla sfiducia.

Ma è sbagliato, perché se c'è una cosa certa è che la crisi passerà. L'alchimia dell'imprenditore è insita nell'indole milanese che non cederà mai». Il bicchiere è vuoto. Meglio. Aguzzare l'ingegno per riempirlo è la bellezza di una scommessa senza fine.

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